Expo, impresa brianzola perde 1 milione di euro sull'arca di Noè

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Concorezzo. Un milione di euro. E' quanto rischia di perdere l'impresa edile Redaelli Costruzioni sull'arca di Noè, ovvero nel padiglione che l'Ungheria ha in parte affidato ai costruttori concorezzesi. Lo studio legale Dmc di Giussano, per conto dell'azienda, ha presentato «ricorso per sequestro conservativo del padiglione ungherese», provvedimento che è stato assecondato nelle ultime ore dal Tribunale di Monza. Di fatto la giustizia italiana ha bloccato lo smantellamento dell'opera che doveva essere trasferita e rimontata a Budapest, destinata ad ospitare un centro di ricerca.  In pratica il padiglione può essere pignorato a garanzia del pagamento. Le diplomazie sarebbero al lavoro per evitare imbarazzi ma, se non arriveranno i soldi, bisognerà sicuramente attendere almeno la prima udienza fissata per dicembre. 

Redaelli ad Expo ha lavorato anche per Austria, Estonia, Enel. Per l'Ungheria era arrivato l'incarico per "la realizzazione delle partizioni perimetrali a copertura delle opere di carpenteria metallica ed il completamento delle opere di finitura interna". 

IL PADIGLIONE

Il padiglione - spiegava la pagina ufficiale del sito di Expo - è a opera degli architetti Attila Ertsey, Ágnes Herczeg, Sándor Sárkány, si sviluppa su tre piani e si estende su un lotto complessivo di 1910 metri quadri. Le forme e i materiali riprendono aspetti tipici del paesaggio ungherese (come i granai, i silos di campagna e le stalle)  e sono concepiti secondo i principi dell’architettura organica, sviluppatasi a metà del Novecento e basata sulle tradizioni locali, sulla comprensione delle leggi della natura, sull’esaltazione del rapporto tra l’uomo e l’universo. La zona centrale del Padiglione è ispirata all’Arca di Noè, simbolo di salvezza degli esseri viventi, mentre le due estremità laterali richiamano i tamburi sciamanici.