Dialogo con Kandinsky, in Villa Reale le opere di Omar Hassan

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Monza. Dal 1 marzo al 1 aprile 2018, la Villa Reale di Monza ospita una personale di Omar Hassan (Milano, 1987), uno degli artisti giovani più interessanti nel panorama dell’arte contemporanea in Italia.

L’esposizione prende tutto lo spazio del Serrone, col patrocinio del Comune di Monza e di Regione Lombardia, e presenta una serie di opere inedite, tra sculture e dipinti, più un’installazione realizzata per l’occasione, in un dialogo immaginario tra il giovane artista e il grande Wassily Kandinsky.

Wassily Kandinsky ha cercato di dipingere la musica. Creatività e sinestesia lo portavano a voler pitturare i colori dei suoni e le sfumature delle note. Fin dal 1910, anno della sua prima opera astratta, l’artista russo non ha mai smesso di cercare di rendere visibili i suoni.

Omar Hassan si cimenta quindi nella grande sfida di dipingere l’invisibile scorrere del tempo.

Da qualche anno l’artista ha posizionato tele intonse alle pareti e sui pavimenti del suo studio milanese, continuando poi a lavorare alle sue altre opere.

Il muro intelato si riempie così di schizzi di colore, forme geometriche a bomboletta spray, linee e punti. Il pavimento raccoglie tutte le impronte, le colate di vernice, i residui colorati di sperimentazioni e opere.

Gli strati si accumulano, formando così un racconto astratto di ore di lavoro e periodi di assenza dell’artista: i minuti diventano colore, le attese spazi bianchi di tela inutilizzata.

Come la musica nelle opere di Kandinsky, così il trascorrere del tempo, nostro bene più prezioso, si manifesta davanti agli occhi nelle opere di Hassan, una composizione casuale di colori, movimenti, forme, spazi vuoti.

Il giovane artista segue quindi le orme del grande maestro dell’astrattismo, provando a rendere visibile l’invisibile, a far apparire davanti a noi l’essenziale.

Il titolo di questa serie, “L’Essenziale è Invisibile agli Occhi”, è un’interpretazione della celebre frase di Antoine de Saint-Exupéry.

 

Tutte le opere di Hassan sono autobiografiche, raccontano la sua multiculturalità, il suo essere artista senza cadere in facili categorizzazioni, la sua passione per la boxe, il suo diabete.

La mostra è idealmente divisa in due parti, complementari e allo stesso tempo ossimoriche.

Da una parte il “Visibile”, il risultato del lavoro e del tempo dell’artista che si manifesta con le colate di vernice spray della serie “Injections”, a cui si alternano i potenti colori dei dipinti “Breaking Through” e i mosaici di tappini di bombolette della serie “Caps”.  Lo studio del rapporto tra pittura e scultura, tra classicismo e contemporaneità, si concretizza in una Venere di Milo mimetizzata in una tela multicolore.

Dall’altra, contrapposte a queste opere vi sono quelle della serie “L’Essenziale è Invisibile agli Occhi”, culminanti con l’installazione “Many Numbers” nella Rotonda dell’Appiani, la sintesi autobiografica di questo essenziale che è invisibile agli occhi. Un ammasso di avanzi e scarti della cura che l’artista deve seguire giornalmente per il suo diabete, raccolti in maniera metodica da anni, viene accumulato al centro della stanza, circondato da cifre rappresentanti le siringhe e i medicinali utilizzati, moltiplicati per il numero di diabetici nel mondo.

Tutto ciò che è sempre rimasto dietro, nascosto, in secondo piano, diventa ora protagonista assoluto.

Note biografiche

Omar Hassan nasce a Milano nel 1987 da padre egiziano e madre italiana. Tra i primi artisti con ispirazione street art ad essere invitato alla Biennale di Venezia nel 2011, Hassan in poco tempo inizia a partecipare a diverse mostre internazionali a Londra, in Giappone, Italia e Stati Uniti. Le sue opere sono nelle collezioni permanenti della Regione Lombardia, Fondazione Maimeri, Fondazione Peruzzo e Museo MAR di Ravenna; sue opere pubbliche possono essere viste nel nord Italia e a Londra. Dal 2015 le opere delle serie Breaking Through, create boxando con la tela, iniziano a fare il giro del mondo in varie mostre con performance: New York, Londra, Miami, Milano, Bologna e Lugano,  portandolo anche ad essere finalista del prestigioso Premio Cairo.  Di recente la grande personale “DO UT DES” alla Chiesetta della Misericordia a Venezia ha attratto più di 30,000 visitatori.