Concorezzo, addio all’ultimo Scaccabarozzi

Concorezzo. Storie d’altri tempi, quando la Brianza era zona di villeggiatura e i nobili lombardi la sceglievano per edificare le proprie ville di delizia. Tra queste storie c’è anche la vita di Raffaele Scaccabarozzi, classe 1939, ultimo discendente di quella famiglia che ha dato il nome alla splendida villa e all’omonimo parco, per tutti i concorezzesi poi ribattezzato “il Burrone”. Questa notte, a causa di una grave malattia, l’anziano concorezzese, nato in casa e tuttora residente in via De Giorgi 85, si è portato con sé la fine di un’epoca. Una fine un po’ dolorosa visto che, di quella nobiltà, ormai non c’era più traccia e il signor Raffaele era di fatto nullatenente e supportato dai servizi sociali del Comune. La famiglia, che aveva fatto la fortuna nel commercio, e in particolare nel commercio del vino, aveva anche la passione per i cavalli e per l’ippica. Il gioco sarebbe stata una delle cause della fine del benessere economico. Raffaele, nonostante tutto, era rimasto aggrappato a un piccolo locale all’interno della villa, già venduto ai privati con con l’accordo di poterlo abitare fino alla morte. E così è stato.
La Villa Scaccabarozzi, posta tra via De Giorgi, via Pio X e via Verdi, venne edificata nel XVII sec. dalla nobile famiglia milanese Pini come casa di villeggiatura. Nel XX secolo passò ai Varisco e infine agli Scaccabarozzi. Il blocco sulla strada è neoclassico – ricorda il portale dell’Archivio storico di Concorezzo – la parte mediana è a bugnato piatto, come le architravi e le lesene verticali. Gli atti catastali del 1860 indicano come proprietario della villa, del grande parco e di altri fondi attigui, il nobile Ermenegildo Pini. La nota a commento della proprietà Pini riferita alla mappa catastale del 1865 riporta “casa di villeggiatura, con sito del torchio, tinaja e granajo”. Nel cortile della villa fu ricevuto il card. Ferrari arcivescovo di Milano, giunto in visita a Concorezzo nel 1899 per la consacrazione della rinnovata Chiesa Parrocchiale.
Agli inizi del Novecento la proprietà passò alla famiglia Varisco (Federico fu due volte sindaco, la figlia Ginetta sposò Elio Vittorini), padroni in paese di un’importante falegnameria. Al principio degli anni venti del Novecento la proprietà fu enduta alla famiglia Scaccabarozzi. Ora è suddivisa in abitazioni private.