Giornalista concorezzese protagonista a Radio24

b_450_500_16777215_00_images_paolabrambillasca.jpegConcorezzo. Protagonista a Radio24. Paola Brambillasca, giovane giornalista concorezzese, ha colpito nel segno con un racconto su un suo recente viaggio in India. E così la radio di Confindustria ha scelto il suo "pezzo" per la suggestiva lettura che Matteo Caccia confeziona in base alla storie narrate dai radioascoltatori. Il programma prende appunto il titolo di "Voi siete qui".

Concorezzo.org pubblica di seguito il racconto di Paola. Tutto da leggere. E per chi avrà voglia di sfogliare il sito di Radio24, anche da ascoltare.

Odore d'India

 

Prese la sigaretta dal pacchetto nella tasca dei pantaloni e l'accese socchiudendo gli occhi e assaporando la prima boccata di fumo nella bocca. Alla radio sentiva gracchiare “Sweet home Alabama”, la canzone più passata in quell'estate 2008. Era la sua prima notte a Delhi e in piedi sul balcone della sua camera d'albergo dopo la doccia guardava il brulichio della città. Prima di partire era curioso di sentire il famoso odore dell'India. Posò la sigaretta e annusò l'aria. L'odore dell'India in realtà è una puzza pensò. Un odore di smog, di spezie e di dolci. Continuò a fumare. Lentamente. Guardava le donne che passavano sotto di lui. Centinaia di sari che si coloravano sotto le luci fioche dei pochi lampioni sulla strada, veli mossi dal vento e dal passo veloce. Biciclette, ambassador gialle e riksho guidati da uomini magri e sudati. Clackson e campanelli stordivano l'aria con suoni continui. I bambini giocavano sui marciapiedi e uomini appollaiati per terra abbrustolivano pannocchie con dei fornelletti improvvisati. Altri radevano la barba ai clienti seduti su degli sgabelli ai bordi della strada. Le mucche, magrissime, camminavano placide tra la gente e qualche scimmia se ne stava appollaiata in cima a un albero vicino ai lampioni ad osservare i passanti.

Faceva caldo, l'aria era umida e lui sudava. Non credeva che anche le gambe potessero sudare e invece, in quella notte di inizio agosto, si ritrovava con i rivoli di sudore fin lungo i polpacci.

Passò la prima notte indiana così, in silenzio, attonito a fumare una sigaretta dopo l'altra guardando la strada e la gente. Voleva abituarsi all'ambiente. Ai suoni, agli odori, all'atmosfera di quella città che non dormiva.

Al mattino si svegliò stanco, stordito dall'aria condizionata della sua camera. Fece colazione sulla terrazza dell'albergo e conobbe tre ragazzi francesi che erano appena tornati da Calcutta. Orrenda e meravigliosa allo stesso tempo, un pugno nello stomaco che sconvolge e affascina dissero. Lui aveva un mese per visitare l'India. Era impaziente, desideroso di conoscere i dettagli più delicati dell'altra parte del mondo. Ma aveva anche qualche timore: era solo in questo suo viaggio e le medicine per la profilassi lo avevano indebolito.

Tornò in camera e si accese un'altra sigaretta. Si rimise sul balcone e guardò la strada. Alla luce del giorno sembrava ci fosse ancora più gente. E sembrava che tutto fosse ovattato da un colore ocra. Forse era la polvere, forse la sensazione di umidità che c'era nell'aria. I sari delle donne coloravano la strada. Centinaia di macchie di colore mosse dal vento. Erano belle le donne indiane pensò. La pelle scura, color biscotto e i capelli neri che più neri c'è solo il petrolio raccolti in trecce e legati da dei mazzolini di mughetti bianchi. Sembravano creature prive della sensazione di caldo. Non sudavano, non si affaticavano. Percorrevano a piccoli passi la strada, come tanti soldati scalzi, in pochi secondi apparivano e scomparivano tra i loro sari svolazzanti accompagnate dal suono delle cavigliere d'oro.

Dal suo balcone vedeva tutto dall'alto. Studiava la gente, l'aria, cercava di entrare in contatto con il caldo umido e con quell'odore dolciastro così strano. Voleva imprimere quelle prime immagini dentro di se per non dimenticarle mai. Il suo primo sguardo sull'India.

Fuori dall'albergo la giornata iniziava a Delhi. I senza tetto che avevano passato la notte sul marciapiede si lavavano con l'acqua degli idranti. I bambini, impegnati, si passavano la saponetta tra di loro e si sciacquavano ridendo e giocando.

Passò i primi due giorni sul balcone dell'albergo. Osservava. Senza uscire dall'ingresso dell'hotel, studiava le strade brulicanti e la gente. Si svegliava tutte le mattine all'alba. Faceva colazione con una macedonia di mango e papaia e con un'omelette con pomodori e cipolle e poi si sedeva tranquillo sul balcone.

 

Paola Brambillasca