Il prestigioso marchio "Savini" prende casa a Concorezzo

b_450_500_16777215_00_images_savini.jpegConcorezzo. Un pezzo di storia e di cultura milanese prende casa a Concorezzo. Al momento si tratta di una indiscrezione, ma le informazioni raccolte dalla nostra redazione portano a confermare lo sbarco per la fine dell'anno, prime settimane del 2014 nella zona industriale di via Primo Maggio, al confine con Monza. Accanto ad un sito produttivo di circa 3000 metri quadrati, dovrebbe sorgere a mo' di cameo anche un piccolo ristorante.

Il prestigioso marchio "Savini", di cui l'espressione più nota è rappresentata dal celeberrimo ristorante nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, verrebbe quindi ad impreziosire uno dei comparti industriali e artigianali più interessanti della Brianza.

Non è da escludere che il potenziale arrivo di "Savini" (www.savinimilano.it) possa portare con sè nuove opportunità di lavoro.

LA STORIA.  "All'Accademia del Savini ci sono due sedute al giorno, quando non tre: all'ora di colazione, al 'vermouth' e dopo la chiusura dei teatri" questo il pensiero di Sabatino Lopez romanziere e critico teatrale.

"Il SAVINI è Milano come lo sono la Galleria e la Scala" così scrisse Carlo Castellaneta.
"Non ho mai mangiato così bene" la firma in calce era quella del grande Charlie Chaplin.E all'inizio fu Virgilio. Virgilio Savini nacque nel 1852 a Cuvio, nel varesotto, da una modesta famiglia che ben presto abbandonò per trasferirsi a Milano.

Nel 1881, in pieno periodo Belle Epoque rilevò l'innovativa Birreria Stocker in Galleria Vittorio Emanuele II, un caffé concerto con orchestra e ballerine già frequentato da personaggi importanti, letterati e giornalisti dell'epoca.Virgilio Savini diede alla birreria una connotazione personale, trasformandola in un elegante locale, un misto tra Caffè e Ristorante. Così nel 1884 nacque il Savini.
Per la sua posizione vicino al teatro Manzoni fu il punto di riferimento di artisti e letterati: il salotto dell'arte e della cultura che Emilio Praga con gli "scapigliati" milanesi avevano eletto quale loro Parnaso.

Sin dagli inizi del 1900 il Savini era a Milano un punto di incontro di molti illustri nomi del mondo culturale e artistico, da Giuseppe Verdi a Giacomo Puccini, da Pietro Mascagni a Arturo Toscanini, da Eleonora Duse a Sacha Guitry. E poi ancora Arrigo Boito, Gabriele D'Annunzio, Giuseppe Verga, Mosè Bianchi, Luigi Capuana, Emilio Praga e persino Tommaso Marinetti, il fondatore del "futurismo" che organizzò un banchetto di cucina futurista e in seguito confidò a Remo Mannoni "fu la nostra serata d'Ernani, anche se per l'occasione dovetti rinunciare al mio risotto giallo, indicibile punta di diamante di un'astuzia gastronomica che lo stesso Montaigne c'invidiava".

Dalla sua rinascita, negli anni ' 50, altri grandi percorrono i corridoi e affollano le sale del Savini, un interminabile elenco da Maria Callas a Luchino Visconti, Charlie Chaplin, Ranieri e Grace di Monaco, Erich Maria Remarque, Lana Turner, Jean Gabin, Frank Sinatra, Ava Gardner, Carla Fracci, Henry Ford, Totò e Peppino de Filippo.Eugenio Montale disse: "La passione per la perfezione arriva sempre troppo tardi, a volte, per certe imprese non bastano cento anni, ma si manifesta sempre come passione per la poesia. In questo locale ho incontrato quella della cucina".

Nel 2008 il Savini viene rilevato dalla famiglia Gatto che ne ridisegna gli spazi creando il ristorante gourmet al primo piano , un caffè bistrot e patisserie al piano galleria e al piano -1 la food boutique dove si trova una selezione di oltre 500 prodotti di nicchia della gastronomia italiana rigorosamente a marchio Savini.
La ristrutturazione che non ha snaturato il sapore e il fascino della storia ha reso il Savini oggi un locale poliedrico che si adatta all’esigenze in continua evoluzione della sua clientela pur sempre rispettando la sua storia poiché la moda passa lo stile resta.