Omnicomprensivo, servono ronde civiche? E arriva il presidente Allevi

omnicomprensivovimercate.jpgVimercate. Il pestaggio ai danni di uno studente dell'Itis (raccontato anche da concorezzo.org) ha sicuramente riaperto il dibattito sulla sicurezza intorno alle nostre scuole superiori. Scuole che, come noto, pagano lo scotto dei continui tagli di Roma nei confronti delle Province, che poi si trovano a gestirle senza fondi. Domani, secondo indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione, il presidente della Provincia Dario Allevi dovrebbe recarsi in visita al complesso di via Adda, dove ogni giorno studiano e si formano oltre tremila studenti lombardi. Il problema della sicurezza sarà sicuramente messo sul tavolo. E' sufficientemente vigilato il complesso? Sono fondate le voci sul giro di droghe leggere (ma anche cocaina) nei bagni e nei corridoi? Tutto da verificare. Di certo la proposta di oggi dell'assessore provinciale alla Sicurezza, Andrea Monti, di un controllo civico delle scuole è intelligente e non opprimente.
Ecco cosa ha scritto sul suo blog:

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C’è un tema scomparso da questa campagna elettorale, travolto dalla crisi, le tasse, l’IMU, le promesse e l’antipolitica; la sicurezza pare non essere più una priorità per nessuno.
Il terreno su cui si misurò la credibilità politica di schieramenti e leader nel 2008, oggi stenta ad emergere dalle cronache politiche. Pensare che non rappresenti più una preoccupazione per i cittadini sarebbe sbagliato; semplicemente l’esplosione della crisi ha nascosto il problema, che rimane importante.

 

Non si tratta solo di semplici episodi, la sensazione è quella di un’emergenza in continua crescita, che sta radicalmente cambiando anche i nostri stili di vita.
Ma non si tratta solo di furti e rapine.
I primi giorni di gennaio la nostra Provincia è stata scossa dall’increscioso episodio di bullismo all’istituto Onnicomprensivo di Vimercate, protagonisti ragazzi poco più che adolescenti, ma i racconti e le cronache erano degni di un contesto quasi criminale; violenza, droga, pestaggi e totale controllo del “loro” territorio.
Si tratta di una piccola cittadella scolastica, popolata da oltre tremila studenti, un paese praticamente. Numeri importanti.
L’Assessore Rampi ha chiamato alla mobilitazione anche la Provincia e il Presidente Allevi, proprietari della struttura.
Come Assessore Provinciale alla sicurezza, dico attenzione a pensare che la soluzione sia la militarizzazione della scuola; tra l’altro non ne avremmo la forza, e non penso solo alle carenze di organico del nostro corpo Provinciale, ma un po’ di tutti i corpi di polizia, anche statali.
Altrettanto inutile rischierebbe di rivelarsi qualsivoglia sorta di blitz, buono per conquistare qualche titolo di giornale ma che assicurerebbe l’impunità nei mesi successivi.
D’altro canto non possiamo rischiare di minimizzare la vicenda, correndo il rischio che i fenomeni degenerino in qualcosa di più importante. Se non vogliamo arrivare ai metal detector a scuola, come negli USA, muoviamoci prima.
Cosa fare allora?
Nei momenti di crisi, quando incombe un pericolo, quando le difficoltà si trasformano in emergenza, è l’unione delle forze a fare la differenza. In una scuola non servono uomini della Delta Force o degli SWAT, non dobbiamo fronteggiare terroristi armati fino ai denti, al contrario serve presenza fisica, trasmettere il messaggio che la scuola non è una zona franca a totale ed esclusivo controllo degli studenti, magari quelli più forti e violenti.
Chiediamo aiuto ai volontari, magari a gruppi già organizzati sul territorio, associazioni, ex Carabinieri, ma penso anche a semplici cittadini e soprattutto genitori. Selezionati, formati, controllati, insomma un reclutamento più o meno organizzato, ma non credete anche voi che la vergogna di farsi scoprire a fare il bullo dall’amico di papà, o dallo zio che incontri solo a Natale, e ti crede ancora bambino, sia persino più grande della paura di affrontare l’uomo in divisa? A cui spesso si contrappone volutamente la spavalderia quale prova di forza agli occhi del «gruppo».
Chiamatele ronde, chiamateli city angels, chiamatela cittadinanza attiva, non mi interessa.
Non è poi solo una questione di violenza, da più parti arriva la denuncia che li, come in altre scuole del resto, sia attivo addirittura un commercio di stupefacenti. Ciò non meraviglia purtroppo, ma se su questo fronte le forze dell’ordine continuano come sempre il loro prezioso lavoro, è arrivato il momento di dare un aiuto, è possibile, anzi è auspicabile.
L’Istituto di Vimercate non è l’ombelico dei mali del mondo, potrebbe però essere un buon terreno dove misurare l’efficacia di nuovi strumenti, proviamoci.
Sarebbe utilissimo coinvolgere anche i genitori stessi, aiuterebbe a capire e conoscere meglio il mondo della scuola, agevolerebbe, forse, anche il dialogo con i loro figli. Conoscere meglio il loro «mondo», potrebbe essere stimolare la scoperta di nuove e più proficue vie di comunicazione".