Perseguita la ex, arrestato 18enne di Concorezzo

Ieri pomeriggio i carabinieri di Bellusco
hanno tratto in arresto un 18enne italiano residente a concorezzo, disoccupato, incensurato, poichè colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal g.i.p. del tribunale di monza, che ha concordato pienamente con le risultanze investigative emerse nel corso dell’ indagine condotta dai carabinieri di Bellusco in ordine a reiterate azioni persecutorie poste in essere nei confronti della ex fidanzata. arrestato, termine formalità rito, tradotto proprio domicilio. L’arrestato non aveva accettato di porre fine alla relazione sentimentale con la fidanzata, anch’ella 18enne, residente nel vimercatese, tempestandola di telefonate e messaggi, ingiuriandola, minacciandola di morte, manifestando intenti suicidiari per convincerla a riprendere la loro relazione, scrivendole sul profilo Instagram “la mia vita è finita, finirà anche la tua, muoio io e muori anche te, alcune persone sono morte e ancora non lo sanno”. Quando la giovane bloccava il numero su whatsapp o l’accesso ad Instagram lui, più aggressivo, usava il cellulare di alcuni amici per inviarle messaggi di morte. Scriveva ad un’amica in comune “io finché non la vedo morta a lei e tutti i suoi amici non sono in pace, non mi interessa di passare la vita in galera”. Ad agosto vedendola conversare davanti ad un bar di Vimercate con un ragazzo le chiedeva perché si trovasse in piazza visto che lui le aveva ordinato di non uscire di casa e di non parlare con altri ragazzi, insistendo affinché tornasse con lui e riferendole “la mia vita è finita da quando mi hai lasciato e così deve finire anche la tua, le lancette del tempo scorrono e a te resta poco, ti ammazzo, ormai sei una ragazza morta, sei viva solo perché sono io a volerlo”. La ragazza terrorizzata chiamava i genitori che giungevano sul posto e lui rivolgendosi ad entrambi gli diceva “denunciatemi, lei deve morire, quando mi denuncerete lei sarà già morta”. Lo stesso controllava i movimenti della ragazza, pedinandola, appostandosi all’uscita della scuola o facendosi trovare in pullman sul quale lei saliva per rincasare. Non sono mancati gli episodi di violenza fisica subiti dalla ragazza (mani al collo e altre aggressioni fisiche).