Soldi per coprire la scappatella: condanne pesanti

tribunale_monza.JPGConcorezzo. Pene più pesanti di quanto richiesto dal pubblico ministero per i coniugi che hanno per anni vessato due fratelli imprenditori concorezzesi. Il Collegio giudicante del Tribunale di Monza presieduto da Letizia Anna Brambilla ha inflitto lunedì 3 anni e 3 mesi di reclusione e 3200 euro di sanzione alla moglie e 2 anni e 6 mesi di reclusione e 2600 euro di sanzione al marito per estorsione. Il pm aveva chiesto 3 anni per lei e 2 anni per lui.

La donna, che esercitava la propria professione in città, ha già una condanna in primo grado per truffa ai danni di una invalida ottantenne, residente a Concorezzo,, che era stata persuasa del fatto di avere il malocchio. 

In questo caso, invece, la donna ha approfittato di una presunta relazione avuta nel 2013 con uno dei due imprenditori per estorcere denaro a lui e al fratello socio in affari in cambio del silenzio sulla vicenda. L’artigiano vessato si era recato più volte presso la locale stazione dei carabinieri a raccontare le violenze subite, ma non aveva mai voluto formalizzare la denuncia, forse per timore che la videnda diventasse pubblica. Il procedimento penale è però partito autonomamente su segnalazione dei carabinieri. 

Secondo quanto raccontato in aula lo scorso febbraio (Tentata estorsione, il pm chiede tre anni di carcere), seppure con versioni discordanti nei dettagli, il fratello aveva notato ammanchi in azienda per oltre 50mila euro (si è parlato anche di 80-90mila euro in una successiva deposizione). A quel punto l'imprenditore aveva ammesso di aver dato dei soldi alla vicina e al marito di lei perché minacciato anche in presenza di altre persone. In tribunale due dipendenti dell'azienda diretta dai fratelli concorezzesi hanno confermato le risse all’interno del capannone e un carabiniere ha relazionato sulle diverse occasioni in cui i fratelli si erano recati in caserma per raccontare le aggressioni.

A febbraio i due coniugi hanno negato le versioni dei due imprenditori, giurando di non aver mai picchiato nessuno. Hanno invece ammesso di aver ricevuto soldi non per tener nascosta la relazione extraconiugale ma per la cessione di una porzione di un piazzale (i coniugi abitano infatti accanto alla ditta dei due fratelli). Il Collegio giudicante del Tribunale di Monza non ha creduto loro.