Truffa da 8 milioni, blitz a Concorezzo

Concorezzo. Il blitz della Guardia di Finanza di Monza e dei carabinieri di Concorezzo è scattato martedì all’alba, intorno alle 4.30. I militari hanno fatto irruzione in una palazzina a pochi metri dal centro. A finire in manette un giovane trentenne accusato, insieme ad altre undici persone, di una clamorosa e continuata truffa milionaria.
IL TRUCCO
La banda acquistava auto con finanziamenti, le intestava a rom sinti nullatenenti e poi, probabilmente dopo averle ripulite, le rivendeva in concessionarie lombarde, una di queste con sede a Bellusco.
I DETTAGLI
Gli investigatori della Guardia di Finanza di Monza, coordinati dal pm Salvatore Bellomo, alle prime ore del mattino di martedì 14 gennaio hanno dato esecuzione a 12 ordinanze di custodia cautelare (tra carcere e domiciliari) emesse dal gip Angela Colella, per i presunti di reati di associazione a delinquere (che parte da due autosaloni, uno a Bellusco, in Brianza, l’altro a Capriate, in provincia di Bergamo), truffa e autoriciclaggio. Altri due indagati sono attualmente ricercati. Contestualmente, i militari delle Fiamme Gialle stanno provvedendo al sequestro di disponibilità finanziarie per 8 milioni di euro, e alla ricerca di provviste in contanti con l’aiuto delle unità cinofile «cash dog».
L’indagine, che conta in tutto circa 110 indagati, parte dalla denuncia dei responsabili della casa automobilistica Hyundai, insospettiti da un numero crescente di contratti di finanziamento che, dopo essere stati sottoscritti, non venivano onorati. Gli accertamenti della Finanza hanno permesso di scoprire un sistema portato avanti da imprenditori brianzoli del settore automobilistico che, avvalendosi anche della collaborazione di esponenti di una nota famiglia di origine sinti, «reclutavano» persone nullatenenti, gli aprivano un conto corrente versandogli del denaro e creando falsa documentazione per far apparire una situazione economica florida, e facevano sottoscrivere a questi contratti di finanziamento per l’acquisto dei veicoli, anche mezzi di lusso. Le macchine, per le quali veniva pagato solo l’acconto, finivano poi rivendute sottocosto da titolari di concessionari auto o a clienti terzi, a volte del tutto ignari del meccanismo illecito.
Per le condotte illecite al vaglio della competente Autoritàgiudiziaria, sulla base del principio di presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna, a cui seguirebbe obbligatoriamente la confisca del profitto dei reati allo stato accertati.