150 ANNI DI ITALIA, L'ANALISI DEL RETTORE

Il rettore Stefano Paleari
Il rettore Stefano Paleari
Giovedi 20 ottobre Villa Zoja ha ospitato, gremita di persone di ogni età, un incontro che ha visto per protagonista il professore concorezzese Stefano Paleari, rettore dell’Università degli Studi di Bergamo.

L’occasione era un dibattito originale sui 150 anni del Regno d’Italia, realizzato sotto l’egida di Vittorio Emanuele II nel 1861.

Prima di aggiungere al proprio curriculum la voce di rettore e di farlo a tempo record, essendo infatti il più giovane d’Italia ad occupare quella cattedra, Paleari ha avuto un lungo cursus honorum, durante il quale non si è trattenuto dall’ottenere altri prestigiosi riconoscimenti, a partire da una laurea in Ingegneria Nucleare conseguita con il massimo dei voti presso il Politecnico di Milano. Sembra nelle proprie scelte di vita abbia voluto tenere fede alla citazione da lui fatta durante la conferenza, ovvero: 10% inspiration, 90% traspiration; tradotta in italiano significa 10% all’ispirazione e 90% al sudore, alla fatica.

 

Il trait d’union di un discorso ampio e multiforme, che ha spaziato dall’economia all’etica, dal sentimento ai dati oggettivi, dalla storia all’attualità, è stato il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, tema affrontato in un modo inedito, che va oltre il significato politico affibbiatogli di consueto.

La riflessione proposta ha un titolo d’effetto “Dai bisogni ai desideri e ritorno”, tuttavia non si tratta di un’indagine pessimistica sul nostro modello di società attuale o sulle regole che governano la nostra vita, il discorso ha più la parvenza di essere un decalogo di consigli e di diverse interpretazioni per poter capire il futuro, comportandoci come parte attiva del presente. La dialettica, elegante e piacevole, ha reso solo più dolce il “farmaco” presente nei contenuti, che ricalcano fedelmente la nostra realtà; il Prof. Paleari analizza l’atteggiamento, spesso assente e disinteressato, delle persone di fronte alla difficoltà della vita e al loro stesso avvenire, dandone un giudizio critico che consiste nel mettersi in gioco e nell’affrontare il nostro futuro, invece che adottare un ethos asettico e distaccato; ovviamente non si esime dal sottolineare che non è facile per nessuno rinunciare alla crescita economica che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni della nostra storia, e motiva la crisi di oggi come una risposta psicologica negativa della società perché non è più in grado di soddisfare i propri desideri. Tuttavia bisogna prendere atto che in un mondo finito la prospettiva di una crescita infinita è impossibile, anche da un punto di vista puramente scientifico e di organizzazione delle risorse, ma la crescita a livello relazionale e di scambio culturale non può e non deve arrestarsi; il Rettore focalizza sul fatto che è la prima volta che la classe dirigente, intesa in senso universale, non ricorre ad una guerra per appianare una forte discrepanza tra varie aree del mondo, un altro segno a manifestare le maggiori possibilità a disposizione di questa generazione. La “chiacchierata”, come è stato definito l’incontro dal Prof. Paleari stesso, ha contemplato anche la presentazione di alcuni dati numerici volti a smascherare alcune frasi fatte che ricorrono frequentemente tra tutti noi; a mio avviso due tra i tanti esempi sono risultati essere veramente significativi, soprattutto nel contesto socio-politico attuale dove è così facile parlare, spesso senza cognizione di causa; sono i seguenti: dal 1861 ad oggi, il numero di comuni del Belpaese è cresciuto di circa il 4% e il fatto di essere così divisi, e anche profondamente diversi, non ha impedito e non impedirà una nuova crescita, di conseguenza il fatto di voler eliminare i “campanili” è solo demagogia, infatti il rettore ritiene che la diversità dell’Italia sia un fattore trainante per questo paese, assolutamente irrinunciabile. Altri due numeri che mi hanno colpito profondamente sono quelli riguardanti l’aspettativa di vita media, al tempo dell’unità si parlava di 35 anni di vita media, ora siamo sulla soglia di 80 anni per gli uomini e 85 per le donne, non penso sia lecito parlare di involuzione sotto questo punto di vista. È dunque necessario mettere bene a fuoco le diverse interpretazioni, perché non è assolutamente detto che una minore disponibilità economica corrisponda a minori opportunità. In conclusione il Prof. Stefano Paleari ha posto una domanda: “Ora che fare?” lui si sente di rispondere che non bisogna aspettarsi una nuova svolta consumistica che ci faccia tornare ad un livello di pseudo sostenibilità ancora per qualche anno, ritiene infatti che ogni tanto sia necessario e, perché no, educativo proporre qualcosa in meno, invece che qualcosa in più, inoltre, come già detto, sull’altro piatto della bilancia c’è un mondo in continuo mutamento e che continua a evolversi sotto la luce delle relazioni interpersonali, verosimilmente tocca a noi scegliere se far pendere l’ago verso i desideri o verso i bisogni veri.

L’incontro è terminato con un caloroso e sincero applauso a mo’ di ringraziamento per una serata impegnata e interessante; il rettore si è anche trattenuto alcuni minuti per rispondere ad alcune domande dei presenti e per scambiare quattro parole con i propri concittadini, perché come lui stesso ha sottolineato, la voce più importante del suo curriculum è essere concorezzese.

MICHAEL LOCCI