Le spoglie di San Rainaldo riesumate dopo 113 anni?
Concorezzo. Il 2021 celebra una serie di anniversari di assoluta suggestione. Nel 1321, 700 anni, morivano Dante Alighieri e San Rainaldo da Concorezzo che, come il Sommo Poeta, riposa a Ravenna.
Le spoglie del santo concorezzese erano già state riesumate nel 1908. Ora, 113 anni dopo, nel settecentesimo anniversario della morte, si sta valutando di riaprire il sarcofago con i resti dell’arcivescovo, che riposa nel Duomo della città romagnola.
Rainaldo (Rinaldo) da Concorezzo, nato a Milano nel 1250 e morto ad Argenta nel 1321, è ricordato anche per la storica sentenza contro la tortura nel processo ai Templari, per cui si oppose anche al volere di Papa Clemente V (San Rainaldo, il concorezzese che salvò i templari). In occasione dell’anniversario della morte sono stati organizzati diversi convegni e alcuni storici ritengono che, riesumare le spoglie, potrebbe essere utile per “verificare lo stato di conservazione dei resti e l’opportunità di eseguire indagini scientifiche che potrebbero rivelare nuovi aspetti d’interesse, come i tratti somatici del personaggio o eventuali segni di malattie e di eventi occorsi durante la sua vita, anche attraverso l’estrazione e l’analisi del dna”.
SAN RAINALDO
San Rainaldo da Concorezzo fu arcivescovo di Ravenna dal 19 novembre 1303 al 18 agosto 1321. Alla sua morte fu riutilizzato per la sua sepoltura un antico sarcofago datato alla prima metà del V secolo. La ricognizione effettuata dall’Arcivescovo Morganti nell’aprile del 1908 è stata l’ultima di una serie di ispezioni.
Nei frammenti di stoffa furono riconosciuti gli abiti vescovili con i quali Rinaldo fu inumato: essi sono documenti importantissimi, data la loro antichità di vesti liturgiche dei primi anni del XIV secolo. Una parte delle vesti fu collocata in una teca di cristallo, visibile all’interno dell’Archivio Storico Diocesano di Ravenna; altri frammenti, come ad esempio le suole di sughero, a nostro avviso, si riposero insieme alle ossa del beato, all’interno del sarcofago. La stoffa di maggiore interesse, nonostante il precario stato di conservazione, fu la casula: una volta restaurata, essa trovò spazio all’interno delle collezioni del Museo Arcivescovile dove ancora si può ammirare. Nel nuovo allestimento del 2010 essa è posta al secondo piano, nella Sala II B, detta Sala delle pianete.