October 11, 2024
#Cultura

“Vi racconto il capolavoro del Veronese custodito nella nostra chiesa”

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Concorezzo. Un’opera d’arte dallo straordinario valore artistico e culturale pressoché sconosciuta ai più. E’ una sorta di capolavoro “dimenticato” l’Assunzione della Vergine del Veronese e Bottega, quadro tardocinquecentesco presente dal 1853 custodito nella chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano. A mettere sotto i riflettori questo eccezionale dipinto è la tesi di laurea di una giovane concorezzese, Marta Radaelli, laurea magistrale con lode in Storia e critica dell’arte all’Università di Milano. La sua tesi (lavoro conclusivo della prima laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali), ora è anche a disposizione nell’Archivio storico. Al di là dei passaggi necessariamente accademici, le sessantadue pagine del testo scorrono piacevolmente come un romanzo, in cui l’opera d’arte è protagonista di un racconto che è storia, è critica d’arte e anche giallo, che fa rivivere gli spostamenti della imponente pala e i dubbi sulla paternità dell’opera. Anche per la confusione storiografica con un’opera gemella. Una boccata di grande cultura locale che dà l’occasione di evidenziare anche la pregiata architettura della chiesa parrocchiale, progettata dall’illustre architetto e marchese Luigi Cagnola

L’OPERA D’ARTE

L’Assunzione della Vergine, di proprietà della Pinacoteca di Brera, è oggi conservata nella chiesa parrocchiale di Concorezzo, progettata dall’architetto neoclassico Luigi Cagnola (1762-1833) nel 1810 – scrive Marta Radaelli nella sua tesi – La tela si trova sopra l’ingesso laterale di destra, in posizione abbastanza elevata e senza un’adeguata illuminazione, ma risulta comunque ammirabile dall’osservatore date le sue non modeste dimensioni (cm 255 x 155). Si tratta di un olio su tela oggi in buone condizioni, grazie al già citato restauro di Carmela Chirici Comolli del 1986-87115, se si eccettua il braccio completamente scrostato dell’apostolo seduto sulla destra. Come afferma il titolo, il tema rappresentato nell’opera è l’assunzione in cielo della Vergine, dogma cattolico secondo cui la Madonna, terminata la sua vita terrena, sia ascesa al paradiso celeste sia con l’anima che col corpo, accompagnata da creature angeliche116. Tema spesso rappresentato in quadri religiosi, non fa eccezione nemmeno in questo caso per quanto riguarda la struttura canonica, già indagata tra gli altri da Tiziano117, che vede l’opposizione degli apostoli, posti nella zona inferiore della tela, e della Vergine con gli angeli, posizionati nella metà superiore dominata dal cielo. I dodici apostoli sono raffigurati secondo un variegato campionario di pose in quanto mostrano posizioni, abiti ed espressioni diversi tra di loro; essi inoltre si dispongono in tre piani successivi che si articolano in profondità. 

assunzione_martaradaelli.jpgLA STORIA DELLA TELA

La tela -spiega il lavoro di Marta Radaelli – attribuita inizialmente a Tiziano e in seguito a Paolo Veronese, anche se oggi è unanimemente riferita alla sua fiorente bottega, proveniva dal monastero cinquecentesco di Santa Maria della Concezione di Piove di Sacco, che, dopo la soppressione del 1810, conclude l’invio a Milano dell’Assunzione della Vergine il 16 ottobre 1813. L’opera, divenuta di proprietà della Pinacoteca di Brera, venne depositata il 22 maggio 1857 nella chiesa parrocchiale di Concorezzo, dove tuttora si trova in buone condizioni grazie anche al restauro del 1986-87 a cura di Carmela Comolli Chirici per conto della Pinacoteca di Brera. La complessa storia critica è dovuta essenzialmente al fatto che per lungo tempo l’opera venne scambiata con un’altra di analogo soggetto, attribuita sempre agli allievi di Paolo: si tratta dell’Assunzione proveniente dalla basilica di Santa Giustina a Padova e oggi conservata nell’abside della chiesa di Santa Maria di Praglia. 

 

Dal 22 maggio 1857 l’opera viene infine depositata nella parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano di Concorezzo. Quanti, pur entrando in chiesa, si sono soffermati ad ammirarla?