Virgo Fidelis, festa per la patrona dell'Arma e mostra celebrativa

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Concorezzo. Virgo fidelis e "Nei secoli fedele". C'è una strettissima relazione tra la patrona dell'Arma dei carabinieri e il motto che da sempre ispira l'azione dei carabinieri. Domenica a Concorezzo è stata una festa speciale perché, insieme alla celebrazione della ricorrenza (fu papa Pio XII nel 1948 a fissare la data per il 21 novembre, giorno in cui cade la Presentazione della Beata Vergine Maria e giorno della ricorrenza della battaglia di Culquàlber, in Etiopia, ndr), si è inaugurata una mostra dedicata a una parte di storia dei nostri militari.
Dopo la santa messa celebrata nella chiesa parrocchiale da don Pino Marelli, la banda ha unito in senso di festa e austerità con alcuni brani musicali: presenti sul sagrato il sindaco Riccardo Borgonovo, il colonnello Gerardo Petitto, comandante del Gruppo di Monza, il luogotenente Fulvio Carotenuto, comandante della caserma cittadina, i rappresentanti del Comune di Vimercate, dell'Associazione carabinieri, della Polizia locale e della Protezione civile. 

La mostra resterà aperta (su invito o prenotazione) per tutta la settimana.

Le campagne d’Africa
L’Arma dei Carabinieri Reali prende parte sin da subito a tutte le campagne in terra
d’Africa: il primo corpo di spedizione che mette piedi sulla baia di Assab, in Eritrea,
comandato dal Colonnello Tancredi Saletta, è sostenuto da un nucleo di Carabinieri Reali
al comando un Brigadiere, con funzioni di polizia militare.
I Carabinieri Reali sono poi presenti in tutte le campagne africane che seguono: Eritrea,
Abissinia, Somalia, Libia e poi ancora Etiopia. La loro forza si basa anche su una
componente indigena, gli zaptiè, che affiancano con valore e fedeltà i reparti nazionali.
I Carabinieri trovano impegno anche in alcune missioni di peace-keeping o di soccorso
ante litteram: come a Creta, nel 1897 e poi in seguito a Gerusalemme, in Cina, a Rodi.
Alla fine del periodo coloniale l’epopea dei Carabinieri Reali conosce episodi di valore,
quali la difesa del caposaldo di Culqualber in Abissinia (21 novembre 1941) condotta
dal 1° Gruppo Mobilitato CC. RR. che si sacrifica quasi interamente combattendo anche
all'arma bianca, e lo scontro di Eluet El Asel (19 dicembre 1941) dove 400 paracadutisti
appiedati dei Carabinieri Reali fermano l'avanzata inglese, dando il tempo al grosso
dell'Armata italo-tedesca di ripiegare.
Le prime foto e i documenti dei Carabinieri in Africa ritraggono persone e paesaggi che
in Italia contribuiscono a diffondere il gusto dell’esotico e promuovono la curiosità e la
conoscenza, verso un continente ancora in parte inesplorato. Tale fascino perdura sino
alla campagna d’Etiopia nel 1936.

Il fatto d’arme di Culquàlber
Nel 1941, dopo la caduta di Cheren e dell’Amba Alagi, restano in mani italiane la città di
Gondar e i capisaldi circostanti, tra cui la Sella di Culquàlber. Essa controlla l’unica via
attraverso la quale gli Inglesi possono transitare con i mezzi corazzati e le artiglierie per
puntare su Gondar, dov’è arroccato l’ultimo nucleo di resistenza comandato dal generale
Guglielmo Nasi.
I Carabinieri del 1° Gruppo Mobilitato provvedono a fortificare la postazione con tronchi
d’albero e scavando nella roccia, ma la sproporzione numerica e di materiali tra le forze
in campo è enorme. Nel mese di settembre gli avversari riescono a isolare e assediare
Culquàlber, interrompendo i rifornimenti di viveri e acqua.
Ascari e Carabinieri compiono diverse puntate offensive, vere e proprie sortite,
necessarie per allentare la pressione del nemico e soprattutto per sottrargli provviste e
rifornimenti. In queste condizioni, sotto bombardamenti aerei pressoché continui e
attacchi d’artiglieria di forze decine di volte superiori, i Carabinieri resistono sino al 21
novembre, quando si svolgono gli ultimi combattimenti all’arma bianca.
Una testimonianza diretta del fatto è data dal Capitano Leonard Mallory che comanda un
reparto inglese nel corso dell’ultimo attacco. Solo sette i superstiti, tutti feriti, raccolti
dagli Inglesi sul campo di battaglia.