Disbiosi intestinale: cause e rimedi

È ormai risaputo che le nostre emozioni e stati d’animo provengono dall’unione o dallo scontro tra le sinapsi. Non tutti però forse sanno che tali sentimenti influenzano a loro volta l’organismo, provocando talvolta una patologia chiamata colon irritabile. Mal di pancia, alternanza di periodi di stipsi e diarrea, intolleranze alimentari e bruciore di stomaco, possono manifestarsi in seguito a situazioni stressanti, nervosismo ed essere influenzati persino dalla depressione.

Tuttavia, quando si presentano dei sintomi del genere è bene indagare più a fondo per capire se si tratta davvero di un problema psicologico oppure se ciò nasce da un’alterazione della flora batterica intestinale, conosciuta anche come microbiota.

Microbiota o microbioma?

Si tratta di due termini che talvolta vengono confusi tra loro o utilizzati impropriamente: il microbiota è infatti l’insieme di tutti i microrganismi che popolano l’intestino di uomini e animali, in cui sono compresi in gran parte i batteri, ma anche i virus e i funghi.

Avrete senza dubbio sentito parlare almeno una volta dell’Escherichia coli, oppure della Candida albicans, ovvero due microbi naturalmente presenti nel nostro corpo, ma che in caso di disbiosi possono diventare patogeni e pericolosi.

Tuttavia, esistono più di 10.000.000 specie differenti, ognuna delle quali svolge un ruolo fondamentale per la sintesi di alcune molecole essenziali, che nessun’altra molecola potrebbe eseguire. Il microbioma invece, non è altro che il patrimonio genetico di tali microrganismi, influenzato dall’ambiente, dalle malattie e dal modo in cui ci alimentiamo.

Con la parola microbiota si indica principalmente l’apparato intestinale, tuttavia è possibile riferirsi a esso anche riguardo all’epidermide, alle mucose vaginali o a quelle orali, come la bocca e la gola.

Tale corredo genetico influenza la nostra vita fin dalla nascita: è stato dimostrato infatti che i bambini partoriti con taglio cesareo hanno una percentuale di batteri molto minore, dunque hanno una maggiore possibilità di sviluppare un sistema immunitario debole.

I sintomi della disbiosi

Quando l’equilibrio del microbiota viene alterato a causa di stress, all’uso ciclico di antibiotici o dalla dieta sregolata, i batteri buoni potrebbero non riuscire a rigenerarsi, causando vari problemi tra cui un abbassamento delle difese immunitarie e provocando una maggiore predisposizione alle patologie. Ciò è normale, considerando che la maggior parte degli organismi presenti nell’intestino svolgono un ruolo fondamentale per il benessere del nostro corpo, e venendo a mancare creano una sorta di circolo vizioso da cui è molto difficile uscire.

Gonfiore addominale, flatulenza, alternanza tra diarrea e stipsi, feci con muco o di consistenza malsana, intolleranze alimentari, bruciori addominali, alito cattivo sono tutti sintomi riconducibili a una disbiosi intestinale, che talvolta può causare anche irritabilità, stanchezza cronica e depressione.

Non tutti i medici si accorgono subito di tali segni: si tratta infatti di disturbi comuni anche ad altre patologie, come il colon irritabile, per il quale non esiste una cura a causa della sua natura psicologica, portando la malattia a uno stadio avanzato e cronico.

La dieta è fondamentale

Più che curare la disbiosi sarebbe preferibile prevenirla, proprio per la difficoltà riscontrata in campo medico di ripristinare la flora intestinale degenerata da troppo tempo. Per questo motivo è consigliabile evitare quanto più possibile la somministrazione di antibiotici in bambini al di sotto di due anni, preferire un parto naturale, l’allattamento al seno almeno per i primi dodici mesi di vita ed eseguire lo svezzamento del neonato con frutta e verdura fresca e non omogeneizzati a lunga conservazione.

Per quanto riguarda gli adulti invece, la dieta gioca un ruolo fondamentale per lo sviluppo di batteri buoni e il mantenimento del giusto equilibrio intestinale. Le fibre sono l’alimento più importante: quelle solubili, come le pectine e le mucillagini, sono sostanze a base acquosa che creano un film protettivo sui villi intestinali, difendendoli dalle infiammazioni. Le insolubili sono invece caratterizzate da cellulosa e materiale ligneo, che se assunte nella giusta dose danno consistenza alle feci e sono poi espulse tramite le evacuazioni.

La frutta, la verdura, i legumi e i cereali integrali contengono alte percentuali di fibre, che andrebbero consumate tutti i giorni in percentuale maggiore rispetto alle proteine animali e ai grassi. Svolgono un ruolo importante anche gli alimenti fermentati come il kimchi, il natto e le preparazioni sotto sale e aceto, in grado di produrre probiotici: i microrganismi vivi che compongono il microbioma.

Gli integratori giusti

Se non siete amanti dei cibi fermentati o non avete voglia di attendere mesi per poter gustare piatti che potrebbero migliorare la vostra situazione intestinale, potreste prendere in considerazione l’assunzione di probiotici e prebiotici in forma sintetica.

I prodotti proposti in questo articolo per esempio sono piuttosto validi, e contengono i ceppi batterici più comuni ed efficaci presenti nel nostro organismo. Tuttavia, affinché possano fare effetto sul microbiota è necessario prenderli per lunghi periodi di tempo, alternando qualche mese di pausa per poi reintegrarli nuovamente.

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