Uova alla diossina in Brianza? Allarme shock dei grillini
Desio. Uova alla diossina? Secondo i dati Asl diffusi dal Movimento 5 stelle il rischio di avere a che fare con prodotti contaminati è molto alto. Il comunicato stampa diffuso dal consigliere regionale Giampietro Corbetta e dal collega del Comune di Desio, Paolo Di Carlo crea sicuramente un livello di attenzione. Sulle cause vengono fatte delle ipotesi, per ora non supportate da alcun riscontro. Resta il fatto che lo scenario emerso non è sicuramente ottimale.
Ecco alcuni passaggi del comunicato stampa
Tramite una richiesta di accesso agli atti dell’Asl di Monza e Brianza, siamo venuti in possesso dei dati riguardanti le analisi delle uova effettuate nel 2012 presso 11 allevamenti rurali di galline situati in altrettanti comuni brianzoli per verificare la presenza di sostanze inquinanti tra cui diossine, metalli pesanti e policlorbifenili (PCB). Si tratta di uova di gallina (lasciate libere di razzolare nei terreni all’aperto) destinate all’autoconsumo da parte dei proprietari degli allevamenti che quindi non rientrano nei normali circuiti distributivi.
La notizia di queste analisi era già stata divulgata dai media tempo fa, ma nessuno aveva fatto una verifica approfondita dei valori riscontrati. Lo abbiamo fatto noi. A fronte di un quadro generale preoccupante (ad esempio risultano esiti non conformi per diossine in ben 10 allevamenti su 11), appare del tutto anomalo il dato riguardante l’allevamento di Desio, dove si è registrato il picco massimo di diossine pari a 52,43 pg TEQ/g (picogrammi di tossicità equivalente per grammo), pari a quasi 21 volte il limite consentito dalla legge (2,5 pg TEQ/g)! Questo valore è ancora più preoccupante se confrontato con gli altri comuni che non arrivano a 6-7 pg TEQ/g.
Per capire la gravità della situazione, facciamo due calcoli: le uova esaminate contenevano 14 grammi di grasso per 100 grammi di peso. Ossia 734 pg TEQ per 100 grammi di uovo. Ipotizzando un uovo di peso medio (60 g), abbiamo circa 440 pg TEQ di diossine per ogni uovo.
La dose giornaliera tollerabile per l’uomo secondo l’UE è 2 pg per kg di peso, ossia una persona di 70 kg potrebbe assumere fino a 140 pg. Quindi consumare un uovo contaminato con 440 pg di diossine significa assumere una dose più che tripla con un solo alimento. Una donna che pesasse 50 kg si ritroverebbe ad assumere una dose più che quadrupla, essendo il suo limite a 100 pg. E che dire di un bambino che pesasse solo 25 kg? L’assunzione sarebbe pari a quasi 9 volte il limite.
Ma da dove arriva questa enorme quantità di diossine? Per capirlo bisogna andare a verificare la quantità e la tipologia della diossina rinvenuta. Il 39% è del tipo TCDD, cioè la diossina emessa dall’Icmesa di Seveso durante il famigerato incidente del 1976. La diossina di Seveso, a distanza di quasi 40 anni, è ancora nei terreni di Desio, all’epoca classificati come “zona R” (cioè la zona con minore contaminazione rispetto alle altre zone – A e B). Questo dato ci fa capire quanto ancora oggi la diossina di Seveso sia un gravissimo pericolo per la salute dei brianzoli e ci deve far riflettere sulla scellerata volontà dei governi nazionali e regionali di tutti i colori politici – che si sono succeduti negli ultimi anni – di far passare l’autostrada Pedemontana proprio dai quei terreni ancora oggi contaminati dalla TCDD.
Ma il dato ancora più sconcertante è un altro: restano ben 31,44 pg TEQ di diossine, pari al 61% del totale, che non provengono da Seveso. Anche volendo trascurare la diossina dell’Icmesa, come è possibile che i livelli di diossine nelle uova prelevate a Desio siano 5-6 volte superiori ai livelli degli altri comuni? Che tipo di contaminazione hanno subito i terreni? Da dove arriva questa diossina?
Dalle analisi effettuate dall’Asl non è possibile stabilirlo con certezza. Il nostro sospetto è che arrivino dall’inceneritore, che emette diossina senza sosta da quasi 40 anni. Quando abbiamo letto questi dati ci sono subito tornate alla mente le parole pronunciate qualche anno fa dal Presidente dell’Ordine dei Medici di Monza e Brianza, Carlo Maria Teruzzi: “Io a due chilometri dall’inceneritore di Desio non ci vivrei e non ci farei vivere i miei figli” (http://youtu.be/ZXccclUBQPs). E guarda caso l’allevamento da cui provengono le uova si trova a due chilometri dall’inceneritore.
Ma i dati emersi dalle analisi dell’Asl sono troppo allarmanti perché la politica faccia finta di niente. E il MoVimento 5 Stelle non ha intenzione di stare con le mani in mano a guardare il PD brianzolo salvare il forno tramite giochi di potere che coinvolgono le partecipare del settore (fusione di Bea con Cem) e investimenti milionari (per ammodernare il forno e farlo bruciare per altri 20 anni).
Comunichiamo ufficialmente la partenza di una raccolta firme per una petizione alla Provincia di Monza e Brianza (azionista di maggioranza relativa di Bea). Chiediamo uno stop immediato al piano industriale di Bea che prevede il revamping del forno! I soci di Bea si fermino anche sul fronte dell’operazione di fusione con Cem Ambiente, che non avrebbe altro risultato che garantire al forno di Desio di bruciare le 57 mila tonnellate di rifiuti provenienti dal vimercatese e dalla zona est del milanese. L’impianto può e deve essere convertito in “fabbrica dei materiali” (recupero di materiali dai rifiuti indifferenziati).
Tutti i gruppi locali della Brianza sono già pronti a scendere in piazza per raccogliere migliaia di firme. Da una raccolta firme è nata la nostra battaglia contro l’inceneritore nel 2008, con una raccolta firme la vogliamo vincere nel 2015. All’epoca le firme erano per il Presidente della Provincia di Milano Filippo Penati e per il suo assessore Gigi Ponti; oggi sono per il Presidente della Provincia di Monza e Brianza, Gigi Ponti. Cambia il mondo, passano gli anni, ma i personaggi sono sempre gli stessi.
Ma non ci fermiamo qui: porteremo avanti azioni istituzionali a tutti i livelli, dal Comune alla Regione fino al Parlamento. I cittadini hanno il diritto di sapere da dove arriva questa diossina! Chiederemo che si facciano analisi approfondite sui terreni circostanti l’inceneritore, che si realizzi una mappa con la ricaduta dei veleni e che, in caso di conclamato inquinamento dell’ambiente, si prendano provvedimenti urgenti per far fronte alla situazione, dalla bonifica fino alla revoca dell’autorizzazione al funzionamento del forno.
A questo link la documentazione completa relativa alle analisi svolte dall’Asl
http://files.meetup.com/223002/documentazione%20completa%20sulle%20analisi.pdf