platano fritto

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Concorezzo. Dopo i clamori del caso Asfalti Brianza (Asfalti Brianza, area posta sotto sequestro), si riaccendo i riflettori su un altro caso di aria "irrespirabile". Da diversi mesi i residenti di Rancate denunciano di non riuscire più a convivere con le esalazioni provenienti da una attività artigianale dedicata alla frittura, confezionamento e vendita conto terzi di platano fritto. Nonostante ispezioni di Comune, Ats e carabinieri del Nas, nonostante alcune prescrizioni che dovrebbero aver portato alla sostituzione di una cappa non adeguata alla quantità di lavoro svolto all'interno, nonostate l'invito (o obbligo?) a tenere chiuse porte e finestre durante la fase di frittura, la puzza invade quotidianamente i residenti della corte al civico 5 di via D'Azeglio, ma anche quelli delle vicine case popolari fino a penetrare nel bar della frazione concorezzese. Anche l'Amministrazione comunale ha già effettuato diversi sopralluoghi. Ora i residenti tornano alla carica con una raccolta firme che verrà avviata oggi, martedì.

I cittadini vogliono che venga messo nero su bianco il report delle attività di monitoraggio svolto dagli uffici comunali e dagli enti preposti e che si trovi una soluzione definitiva per far convivere, se possibile, attività lavorativa e normalità abitativa.

Il sindaco Mauro Capitanio ha anche delegato il consigliere comunale Antonio Mandelli, insieme agli assessori competenti in materia, a seguire in modo specifico la vicenda.

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Concorezzo. ll platano fritto è una ricetta tradizionale della cucina brasiliana e spopola in quasi tutti i paesi dell’America Centrale e del Sud, fino ad arrivare sulle tavole di diversi paesi dell’Africa dell’Ovest. Simile alla banana, il platano fritto è servito come antipasto o come accompagnamento a secondi piatti, a mo' di patate fritte. E proprio la frittura è al centro di una querelle che, esplosa a novembre dello scorso anno a Rancate, in via D'Azeglio, si trascina ancora senza soluzione. Il problema è sorto quando l'affittuario dei locali al civico 5, a destinazione commerciale, si è messo a friggere di gran carriera platani dalla mattina alla sera. Una attività para-industriale che però, come hanno rilevato i carabinieri del Nas intervenuti il 19 febbraio scorso, era carente di un adeguato sistema di areazione. Da qui l'esigenza del commerciante, di orgine straniera, di spalancare porte e finestre invadendo gli appartamenti dei residenti del consistente e permanente odore di fritto. Ne è seguito un approssimativo scambio di documenti e mail congli uffici comunali, con tanto di rassicurazioni sui nuovi impianti di areazione che, però, non hanno dato l'esito sperato. A maggio sarebbe anche intervenuta l'Ats ma del verbale, al momento nessuna traccia. E la frittura del platano è andata avanti per mesi tra le proteste dei residenti, segnalazioni in Comune e battibecchi in cortile.

"Da quando è stata avviata questa attività la nostra vita è stata letteralmente stravolta - spiega quasi in lacrime una anziana residente - A volte facciamo fatica a respirare, dobbiamo chiudere le finestre con queste temperature torride e soprattutto fa rabbia vedere come le indicazioni dei carabinieri dei Nas non siano state rispettate: di fatto non è cambiato nulla, si continua a friggere dall'alba al tramonto lasciando porte e finestre del negozio spalancate per far uscire questi odori insopportabili".

Ora la nuova Amministrazione vuole vederci chiaro, soprattutto chiarire se le cappe della cucina siano sufficienti e compatibili con l'attività svolta.

Questa mattina l'assessore ai Servizi sociali, Walter Magni, con il consigliere leghista Antonio Mandelli, hanno effettuato un duplice sopralluogo in via D'Azeglio: alle 6,45 del mattino e dalle 15,30 alle 18. Della situazione è stata informata anche l'assessore all'Ecologia Silvia Pilati. Nelle prossime ore verrà richiesto un nuovo sopralluogo all'autorità sanitaria.

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