poesie

don_enrico_vago.jpgConcorezzo. Un parroco amato e rispettato, una guida severa, ma illuminata. Sono passati dieci anni dalla morte di don Enrico Vago, il "parroco" per eccellenza della comunità dei santi Cosma e Damiano. "Ul curat" si era spento il 23 ottobre. Era nato a Barlassina il 13 maggio 1929 e fu ordinato sacerdote nel 1952. Guidò i fedeli di Concorezzo dal 1970 al 2006 (leggi qui la cronaca dei funerali).

Ora la Libreria la Ghiringhella, storico e intramontabile presidio culturale della città, sta per dare alle stampe una raccolta di poesie di don Enrico a cura di Giacomo Nucci.

Il titolo? "Infinita sorpresa".

E' già possibile prenotarlo ora presso lo store di via De Capitani.

 

 

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Cultura

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A 10 anni dalla morte, ecco le poesie di don Enrico

Concorezzo. Un parroco amato e rispettato, una guida severa, ma illuminata. Sono passati dieci anni dalla morte di don Enrico Vago, il "parroco" per eccellenza della comunità dei santi Cosma e Damiano. "Ul curat" si era spento il 23 ottobre. Era nato a Barlassina il 13 maggio 1929 e fu ordinato sacerdote nel 1952. Guidò i fedeli di Concorezzo dal 1970 al 2006 (leggi qui la cronaca dei funerali).Ora la Libreria la Ghiringhella, storico e intramo

stefano_villa_concorezzo.jpegConcorezzo. "Biet, poesie" è il titolo della raccolta che contiene alcune delle opere di Stefano Villa, concorezzese doc, classe 1938. Quando Villa venne alla luce Concorezzo era un borgo di poche migliaia di anime che parlavano prevalentemente la lingua brianzola, il dialetto. Non era solo un modo di comunicare: in quelle parole, in quei modi di dire, in quei suoni era conservata la cultura popolare ma anche la capacità di descrivere con sentimento persone, luoghi ed emozioni.

Le poesie di Villa sono un tuffo in quel passato, senza indugiare nella nostalgia. Un modo vivo e sentito di indicare anche alle nuove generazioni la bellezza racchiusa nella semplicità. Una poesia che nasce dalla conoscenza della letteratura e che, per la scrittura, non esita a confrontarsi con il vocabolario del Cherubini.

C'è la poesia che racconta Cuncuress, quella che accarezza idealmente il volo di un merlo (lo sgurbatt), quella che prova a spiegare il senso della bellezza, quella che coglie i tesori contenuti nella natura, quella che stigmatizza l'orrore della guerra. Settanta pagine di emozioni, di riflessioni, di luci, suoni e colori. Una bella raccolta così tanto lontana dalla velocità e superficialità contenute in tanti social media. E, forse per questo, ancora più preziosa.

L'AUTORE. Stefano Villa nasce a Concorezzo, nel 1938. Inizia a scrivere  nei primi anni dell’adolescenza, proprio nel momento in cui smette di andare a scuola a causa dell’incompatibilità con il lavoro. Per anni si dedica al lavoro e alla famiglia, coltivando la passione per la lettura che lo porterà a scoprire la scrittura come forma di espressione e condivisione del suo vissuto.  Ispirato dalla quotidianità, dall’amore per la moglie e per il proprio paese provato sulla pelle e rimasto nel cuore e dai paesaggi che tuttora sono impressi nella sua memoria, Stefano arriva a scrivere una serie di poesie , che confluiranno in una raccolta, pubblicata nel 2022 per la prima volta. Tutto ciò che scrive, Stefano lo scrive in dialetto, che considera la sua “lingua madre”: il dialetto è la lingua che lo ha accompagnato in ogni vicenda che ha colorato la sua vita e per raccontare i suoi giorni non può pensare di usare una forma diversa da quella. La sua poesia è inizialmente privata e Stefano si limita a condividerla con la famiglia, in particolare con la moglie Inno, e gli amici; alla fine, però, ascolta il consiglio delle persone a lui vicine,  che insistono affinché i suoi versi raggiungano più persone e permettano al dialetto di rimanere vivo, e le rende pubbliche.

Nella foto Stefano Villa con la moglie e, qui sotto, la copertina della sua raccolta di poesie

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Il piccolo mondo antico di Stefano Villa

Concorezzo. "Biet, poesie" è il titolo della raccolta che contiene alcune delle opere di Stefano Villa, concorezzese doc, classe 1938. Quando Villa venne alla luce Concorezzo era un borgo di poche migliaia di anime che parlavano prevalentemente la lingua brianzola, il dialetto. Non era solo un modo di comunicare: in quelle parole, in quei modi di dire, in quei suoni era conservata la cultura popolare ma anche la capacità di descrivere con