Seveso

11-4-2021_6 cuccioli con volontarie-1-fb_5517.jpgSevesoLa notizia dei cuccioli di dogo argentino trovati in un sacco nero della spazzatura, che ha coinvolto emotivamente e fatto indignare moltissime persone, ha fatto il giro d’Italia e non solo. I piccoli erano stati abbandonati come immondizia giovedì 8 aprile in via Tiziano a Seveso (MB), a un passo dal letto del fiume Seveso, e sarebbero finiti sicuramente in acqua se i loro flebili guaiti non fossero stati sentiti da una cittadina che passava casualmente di lì.

Grazie alla sua tempestiva segnalazione, sono intervenuti gli agenti della Polizia Municipale di Seveso che si sono calati lungo la sponda del fiume trovando, incastrati tra i rovi e abbandonati probabilmente pochi minuti prima, due sacchi da cui spuntavano dei candidi musetti.

L’intervento rapido e veloce ha consentito di mettere in salvo i piccoli evitando una caduta nell’acqua che, per quanto fosse alta solo qualche dito, avrebbe comunque rappresentato un pericolo. Tenendosi uno all’altro, i due agenti sono riusciti a raggiungere i sacchi e portare in salvo i cuccioli che, una volta arrivati al comando, hanno ricevuto abbondanti razioni di acqua e coccole. Da qui sono stati recuperati dal servizio di zooprofilassi dell’ATS Monza e Brianza e portati al rifugio ENPA di via san Damiano.

ENPA Monza e Brianza ringrazia di cuore la signora che per prima ha soccorso i cuccioli e la Polizia Urbana di Seveso per il tempestivo e risolutivo intervento.

Un triste aggiornamento

Sottoposti immediatamente a visita veterinaria, i piccoli, due femmine e sei maschi di razza dogo argentino di circa 2 mesi e mezzo di età, erano risultati visibilmente denutriti e rachitici e per la loro estrema magrezza dimostravano almeno un mese in meno.

«Speriamo che ce la possano fare tutti» - si augurava il presidente dell'ENPA di Monza e Brianza Giorgio Riva, arrivato subito al canile dopo aver appreso la notizia del salvataggio – «Probabilmente sono stati alimentati solo con il latte della madre senza nessuna integrazione alimentare, benché dovessero essere già svezzati da un po'».

Purtroppo non è stato così: due cuccioli, quelli che versavano nelle peggiori condizioni e non pesavano nemmeno un chilo, non ce l’hanno fatta, nonostante tutte le cure prestate da veterinari, volontari e operatori.

Gli altri sei godono per il momento di buona salute, ma ricordiamo che non sono ancora fuori pericolo, non potendo cominciare, viste le attuali condizioni, una corretta profilassi vaccinale.

Le indagini

Intanto sono state avviate le indagini per riuscire a risalire al responsabile per il quale, se fosse individuato, si profilerebbe l'ipotesi di reato penale di maltrattamento e abbandono di animali.

ENPA esprime viva preoccupazione anche per la sorte della madre dei piccoli: ignoriamo quali possano essere le sue condizioni, ma siamo sicuri che non poteva capitarle in sorte un proprietario peggiore.

Solo adozioni consapevoli!

ENPA ha ricevuto in questi giorni centinaia di mail e messaggi: nonostante le numerosissime richieste di adozione, alcune anche dall’estero, i piccoli non sono per ora in adozione; dovranno completare prima il loro recupero e terminare la profilassi vaccinale.

Ricordiamo che si tratta di cuccioli di dogo argentino, un cane di taglia grande che da adulto raggiunge i 40-45 chili, nato per la caccia al cinghiale e al puma e quindi forte, coraggioso e potente. Non è un cane di facile gestione se si è inesperti; per questo valuteremo solo affidi consapevoli dell’impegno che comporta l’adozione di un cane di questa razza.

Vi informeremo noi!

A seguito dei numerosissimi messaggi arrivati sui canali social e alla mail del canile, ringraziamo sia tutti quelli che hanno espresso viva preoccupazione per la salute dei piccoli, sia quanti si sono resi disponibili a una loro adozione.

Per non intasare i nostri canali di informazione (l’attività del rifugio non si è fermata per questo!) vi preghiamo di non scrivere più chiedendo notizie dei piccoli: ENPA Monza fornirà aggiornamenti sui propri canali ufficiali quando ci saranno effettive novità.

 

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Dalla Brianza

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Otto cuccioli gettati come pattumiera: due morti

Seveso. La notizia dei cuccioli di dogo argentino trovati in un sacco nero della spazzatura, che ha coinvolto emotivamente e fatto indignare moltissime persone, ha fatto il giro d’Italia e non solo. I piccoli erano stati abbandonati come immondizia giovedì 8 aprile in via Tiziano a Seveso (MB), a un passo dal letto del fiume Seveso, e sarebbero finiti sicuramente in acqua se i loro flebili guaiti non fossero stati sentiti da una citt

uova.jpgDesio. Uova alla diossina? Secondo i dati Asl diffusi dal Movimento 5 stelle il rischio di avere a che fare con prodotti contaminati è molto alto. Il comunicato stampa diffuso dal consigliere regionale Giampietro Corbetta e dal collega del Comune di Desio, Paolo Di Carlo crea sicuramente un livello di attenzione. Sulle cause vengono fatte delle ipotesi, per ora non supportate da alcun riscontro. Resta il fatto che lo scenario emerso non è sicuramente ottimale.

Ecco alcuni passaggi del comunicato stampa

Tramite una richiesta di accesso agli atti dell'Asl di Monza e Brianza, siamo venuti in possesso dei dati riguardanti le analisi delle uova effettuate nel 2012 presso 11 allevamenti rurali di galline situati in altrettanti comuni brianzoli per verificare la presenza di sostanze inquinanti tra cui diossine, metalli pesanti e policlorbifenili (PCB). Si tratta di uova di gallina (lasciate libere di razzolare nei terreni all'aperto) destinate all'autoconsumo da parte dei proprietari degli allevamenti che quindi non rientrano nei normali circuiti distributivi.

La notizia di queste analisi era già stata divulgata dai media tempo fa, ma nessuno aveva fatto una verifica approfondita dei valori riscontrati. Lo abbiamo fatto noi. A fronte di un quadro generale preoccupante (ad esempio risultano esiti non conformi per diossine in ben 10 allevamenti su 11), appare del tutto anomalo il dato riguardante l'allevamento di Desio, dove si è registrato il picco massimo di diossine pari a 52,43 pg TEQ/g (picogrammi di tossicità equivalente per grammo), pari a quasi 21 volte il limite consentito dalla legge (2,5 pg TEQ/g)! Questo valore è ancora più preoccupante se confrontato con gli altri comuni che non arrivano a 6-7 pg TEQ/g.

 Per capire la gravità della situazione, facciamo due calcoli: le uova esaminate contenevano 14 grammi di grasso per 100 grammi di peso. Ossia 734 pg TEQ per 100 grammi di uovo. Ipotizzando un uovo di peso medio (60 g), abbiamo circa 440 pg TEQ di diossine per ogni uovo.

La dose giornaliera tollerabile per l'uomo secondo l'UE è 2 pg per kg di peso, ossia una persona di 70 kg potrebbe assumere fino a 140 pg. Quindi consumare un uovo contaminato con 440 pg di diossine significa assumere una dose più che tripla con un solo alimento. Una donna che pesasse 50 kg si ritroverebbe ad assumere una dose più che quadrupla, essendo il suo limite a 100 pg. E che dire di un bambino che pesasse solo 25 kg? L'assunzione sarebbe pari a quasi 9 volte il limite.

Ma da dove arriva questa enorme quantità di diossine? Per capirlo bisogna andare a verificare la quantità e la tipologia della diossina rinvenuta. Il 39% è del tipo TCDD, cioè la diossina emessa dall'Icmesa di Seveso durante il famigerato incidente del 1976. La diossina di Seveso, a distanza di quasi 40 anni, è ancora nei terreni di Desio, all'epoca classificati come “zona R” (cioè la zona con minore contaminazione rispetto alle altre zone – A e B). Questo dato ci fa capire quanto ancora oggi la diossina di Seveso sia un gravissimo pericolo per la salute dei brianzoli e ci deve far riflettere sulla scellerata volontà dei governi nazionali e regionali di tutti i colori politici - che si sono succeduti negli ultimi anni - di far passare l'autostrada Pedemontana proprio dai quei terreni ancora oggi contaminati dalla TCDD.

Ma il dato ancora più sconcertante è un altro: restano ben 31,44 pg TEQ di diossine, pari al 61% del totale, che non provengono da Seveso. Anche volendo trascurare la diossina dell'Icmesa, come è possibile che i livelli di diossine nelle uova prelevate a Desio siano 5-6 volte superiori ai livelli degli altri comuni? Che tipo di contaminazione hanno subito i terreni? Da dove arriva questa diossina?

Dalle analisi effettuate dall'Asl non è possibile stabilirlo con certezza.Il nostro sospetto è che arrivino dall'inceneritore, che emette diossina senza sosta da quasi 40 anni. Quando abbiamo letto questi dati ci sono subito tornate alla mente le parole pronunciate qualche anno fa dal Presidente dell'Ordine dei Medici di Monza e Brianza, Carlo Maria Teruzzi: “Io a due chilometri dall'inceneritore di Desio non ci vivrei e non ci farei vivere i miei figli” (http://youtu.be/ZXccclUBQPs). E guarda caso l'allevamento da cui provengono le uova si trova a due chilometri dall'inceneritore.

Ma i dati emersi dalle analisi dell'Asl sono troppo allarmanti perché la politica faccia finta di niente. E il MoVimento 5 Stelle non ha intenzione di stare con le mani in mano a guardare il PD brianzolo salvare il forno tramite giochi di potere che coinvolgono le partecipare del settore (fusione di Bea con Cem) e investimenti milionari (per ammodernare il forno e farlo bruciare per altri 20 anni).

Comunichiamo ufficialmente la partenza di una raccolta firme per una petizione alla Provincia di Monza e Brianza (azionista di maggioranza relativa di Bea). Chiediamo uno stop immediato al piano industriale di Bea che prevede il revamping del forno! I soci di Bea si fermino anche sul fronte dell'operazione di fusione con Cem Ambiente, che non avrebbe altro risultato che garantire al forno di Desio di bruciare le 57 mila tonnellate di rifiuti provenienti dal vimercatese e dalla zona est del milanese. L'impianto può e deve essere convertito in “fabbrica dei materiali” (recupero di materiali dai rifiuti indifferenziati).

Tutti i gruppi locali della Brianza sono già pronti a scendere in piazza per raccogliere migliaia di firme. Da una raccolta firme è nata la nostra battaglia contro l'inceneritore nel 2008, con una raccolta firme la vogliamo vincere nel 2015. All'epoca le firme erano per il Presidente della Provincia di Milano Filippo Penati e per il suo assessore Gigi Ponti; oggi sono per il Presidente della Provincia di Monza e Brianza, Gigi Ponti. Cambia il mondo, passano gli anni, ma i personaggi sono sempre gli stessi.

Ma non ci fermiamo qui: porteremo avanti azioni istituzionali a tutti i livelli, dal Comune alla Regione fino al Parlamento. I cittadini hanno il diritto di sapere da dove arriva questa diossina! Chiederemo che si facciano analisi approfondite sui terreni circostanti l'inceneritore, che si realizzi una mappa con la ricaduta dei veleni e che, in caso di conclamato inquinamento dell'ambiente, si prendano provvedimenti urgenti per far fronte alla situazione, dalla bonifica fino alla revoca dell'autorizzazione al funzionamento del forno.

A questo link la documentazione completa relativa alle analisi svolte dall'Asl

http://files.meetup.com/223002/documentazione%20completa%20sulle%20analisi.pdf

 

 

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Dalla Brianza

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Uova alla diossina in Brianza? Allarme shock dei grillini

Desio. Uova alla diossina? Secondo i dati Asl diffusi dal Movimento 5 stelle il rischio di avere a che fare con prodotti contaminati è molto alto. Il comunicato stampa diffuso dal consigliere regionale Giampietro Corbetta e dal collega del Comune di Desio, Paolo Di Carlo crea sicuramente un livello di attenzione. Sulle cause vengono fatte delle ipotesi, per ora non supportate da alcun riscontro. Resta il fatto che lo scenario emerso non è sicur