'Ndrangheta, muratore ucraino arrestato a Concorezzo

WhatsApp Image 2021-03-29 at 19.01.36.jpegConcorezzo. Come copertura faceva il muratore in un cantiere a Concorezzo. Ma la Direzione distrettuale Antimafia lo stava cercando in tutta Italia per alcune vergognose intimidazioni mafiose compiute ai danni di alcuni baristi per estorcegli il pizzo.

Nei giorni scorsi i Carabinieri della Compagnia di Vimercate hanno coadiuvato i colleghi della Compagnia di Sellia Marina rintracciando nel comune di Concorezzo un uomo 31 enne originario dell’Ucraina.  dopo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia. L'operazione ha coinvolto in totale di 13 soggetti appartenenti alla locale 'ndrangheta di Cutro e San Leonardo di Cutro, ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

L’uomo, un muratore che al momento stava lavorando presso un a Concorezzo, la notte del 13 novembre 2018 aveva collocato davanti alle saracinesche di due bar calabresi delle taniche di plastica da 5 litri contenente benzina con tanto di miccia. Il gesto doveva servire a costringere i titolari dei locali ad avvalersi per la fornitura di caffè di aziende riconducibili alla cosca Mannolo di San Leonardo di Cutro. Ora l'uomo dovrà rispondere del delitto di tentata e continuata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso. Il trentunenne ora si trova nel carcere di Monza

Gli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigativa hanno consentito di documentare gli assetti e l’operatività sul litorale ionico-catanzarese delle articolazioni territoriali delle locali di ‘ndrangheta di Cutro (KR) e San Leonardo di Cutro (KR), facenti capo alle famiglie MANNOLO-SCERBO-ZOFFREO-FALCONE, interessate a imporre la propria presenza egemone sul territorio attraverso la commissione di una serie di delitti, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo, finalizzati ad imporre il controllo sulle attività economiche.

Le investigazioni svolte, grazie anche alla collaborazione di alcune delle vittime, hanno consentito di ricostruire l’attività usuraria svolta dagli indagati a danno dei commercianti e dei piccoli imprenditori in condizioni di difficoltà economica, con l’imposizione di tassi usurari compresi tra il 120% e il 150% su base annua e l’impiego di condotte estorsive finalizzate a ottenere il pagamento dei ratei mensili da parte delle vittime.

L'indagine ha evidenziato la sistematica e strutturata imposizione del racket del “pizzo” nei confronti di imprenditori e commercianti del territorio da parte degli affiliati, soprattutto in occasione delle principali festività dell’anno.