Brambilla: “Ecco le carte che dimostrano la falsità delle mie accuse”
Concorezzo. Ha chiesto e ottenuto di essere interrogato in Procura per spiegare le sue ragioni e portare con sè un faldone di carte, e-mail, dichiarazioni che dimostrebbero nero su bianco la sua assoluta innocenza. Ieri mattina, intorno alle 11,30, a Monza, nell’ufficio del pm Donata Costa, Gian Luca Brambilla, concorezzese, vicepresidente dell’Unione commercianti di Monza e Brianza e titolare della e-Agisco di Vimercate, ha voluto farsi interrogare per fare chiarezza sulla vicenda che lo vede indagato per false fatturazioni e appropriazione indebita per 500.000 euro. Accuse pensati che lo hanno convinto a dimettersi da presidente dell’Osservatorio fiscale della Camera di Commercio. di Monza. Quando gli parliamo sono le 19: nel pomeriggio, insieme all’avvocato Raffaele Della Valle, ha incontrato altri giornalisti a Monza e poi avanti-indietro come tutti i giorni per motivi di lavoro.
“Una premessa è doverosa – ci tiene a precisare – Questa vicenda non ha nulla a che vedere con la mia battaglia contro l’eccessiva tassazione in Italia: non c’entra l’Agenzia delle entrate, non c’entra la Guardia di finanza, non c’entra l’evasione fiscale. E’ un tristissimo e singolo episodio che riguarda il mio lavoro di consulente: ho cercato di salvare un’azienda che era sull’orlo del baratro – è la sua linea – e quando è stato il momento di essere pagato, invece di saldarmi il lavoro di due anni, mi sono ritrovato accusato di contratti fittizi e di conseguenza di aver emesso false fatturazioni”.
La storia sarà eventualmente ricostruita in fase processuale (dove l’accusa avrà ovviamente modo di dire la sua), anche se Brambilla confida in una attenta analisi di tutta la documentazione prodotta, auspicando l’archiviazione e riservandosi, in caso positivo, di passare al contrattacco con una denuncia per calunnia.
La vicenda è quanto mai complessa, ma la sua trama grossolana è questa: Brambilla viene chiamato alla Autotrasporti Perotti di via Moro nel settembre del 2007 e fino all’autunno del 2009 ci lavora nel tentativo di sistemare una situazione traballante che porterà poi la società alla liquidazione. Vengono stipulati contratti di consulenza e vengono stabilite delle percentuali di compenso. Passa il tempo ma Brambilla – spiega lui – non viene pagato. Poi la situazione si ribalta: Brambilla viene accusato dall’azienda di “collaborazioni fittizie” e quindi di appropriazione indebita di 336mila e poi 171mila euro. Non solo. Un’altra fattura di consulenza da 280mila euro, regolarmente emessa dalla e-Agisco di Brambilla, sarebbe servita invece ad aiutare l’azienda Perotti ad evadere il fisco.
“Ci sono settanta testimoni pronti a raccontare i miei due anni trascorsi in quell’azienda nel tentativo di salvare la società e i 30 posti di lavoro, altro che collaborazioni fittizie! – si sfoga Brambilla – E tra i miei testimoni ci sono magistrati, rappresentanti delle Forze dell’ordine, lavoratori, sindacalisti: tutta gente con cui avevo contatti quotidiani in quel periodo. Ci sono anche mail, contratti su carta intestata e molto altro. La documentazione che ho prodotto insieme al mio avvocato va letta, questo la giustizia italiana deve farlo assolutamente”.
Brambilla confida in una accelerazione della giustizia anche per un altro motivo. Durante i due anni passati alla Perotti per riorganizzare ex-novo la società, Brambilla si occupò anche di recuperare un credito da 13 milioni di euro che la Perotti vantava nei confronti dell’autorità giudiziaria di Milano: la ditta di autotrasporti concorezzese era infatti incaricata di smaltire a Brescia corpi di reato (dovrebbe trattarsi di capi di abbigliamento contraffatti sequestrati e poi destinati all’inceneritore di Brescia, ndr). Per questo lavoro doveva ricevere il compenso: Brambilla si occupò di arrivare a una transazione stragiudiziale. Si concordò un rientro di 7,2 milioni in 3 anni con rate mensili. A Brambilla sarebbero spettate 700mila euro, ma di quelli non ha mai visto un centesimo. “Se la Perotti dovesse vendere i propri immobili – conclude amareggiato Brambilla – io il mio compenso non lo vedrò mai”.
Poi il pensiero di Brambilla va alla comunità concorezzese, dove la voce della sua vicenda è corsa a spizzichi e bocconi: “La gente si sa, legge spesso solo i titoli. Ma non sempre. Un parente strettissimo dei titolari della società di trasporti è venuto a conoscenza della storia e mi ha fatto avere le sue personali scuse, dicendosi pronto a testimoniare in mia difesa. Queste notizie fanno piacere”.
Dopo l’interrogatorio di ieri, il pm Donata Costa avrà modo di leggere la documentazione. Presumibilmente a fine anno o a inizio 2014 la decisione o di archiviare o di affidare all’aula del Tribunale l’approfondimento sull’intricata vicenda.