Sexy-tagliere: più che progresso è il ritorno alle caverne
Il mestiere del giornalista, a volte, gioca brutti scherzi. Ero partito – lo giuro – per scrivere un articolo a difesa di un noto locale a luci rosse della dogana concorezzese, e mi ritrovo a fare il censore. Premessa. Facendo la rassegna stampa, questa mattina mi imbatto nell’articolo di Stefano Maroli sul Giornale di Carate dal titolo “Sexy scandalo al fuori GP”: la polemica è sulle foto scattate in occasione del Gran Premio dal segretario comunale di Biassono, Francesco Miatello, per condannare l’autorizzazione ad uno show un po’ piccante da parte di ragazze in abiti succinti che, strusciandosi su alcune auto, facevano pubblicità appunto al locale hard di Concorezzo. Capisco l’imbarazzo dei genitori che si sono trovati insieme ai propri figli a tu per tu con modelle praticamente nude, ma gridare allo scandalo mi sembrava eccessivo. La Costituzione – piaccia o meno – prevede anche la libertà di espressione. A questo punto decido di visitare il sito del night club concorezzese senza pregiudizi (io riaprirei anche le case chiuse, facendo pagare le tasse ed evitando forme mafiose e schiaviste di sfruttamento, ndr) ma mi fermo dopo pochi secondi. “Mangia in compagnia e assapora il sexy-tagliere da gustare tra amici e una bevuta!!”. A parte la lingua italiana lasciata nel cassetto, l’immagine di quella ragazza (gestori e clienti hanno pensato che potrebbe essere la loro figlia?) è qualcosa di astrofisicamente più lontano dall’erotismo o dalla provocazione: è una foto triste, barbara, preoccupante.
Un ritorno alle caverne che non è nemmeno qualificabile tra i tristi racconti della donna-oggetto: perché qui la donna non c’è più, resta solo l’oggetto. Un vassoio.
Ognuno, per carità, faccia impresa e dia posti di lavoro come meglio crede. Ma un confine al rispetto e alla decenza non farebbe male. E non è certo rinunciando al sexy-vassoio che il locale andrebbe in crisi…