Maroni e l’amico dell’Unità: così nasce il libro dei “nuovi barbari”
Concorezzo. “E’ un comunista, quindi una persona seria… nel senso di concreta. Oggi però non ce ne sono più…”. Lui è Carlo Brambilla, 67 anni, di cui 35 da giornalista all’Unità. L’etichetta è di Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord. Uno strano binomio fondato su una sincera amicizia e su un confronto intellettuale mai esaurito (nella foto da sinistra il sindaco di Merate Andrea Robbiani, Carlo Brambilla, e il direttore di concorezzo.org, Massimiliano Capitanio, in occasione della presentazione del libro martedì sera a Merate). Ed è per questo che il leader del Carroccio ha scelto Brambilla, milanese doc e concorezzese d’adozione, per scrivere il suo primo libro: “Il mio Nord. Il sogno dei nuovi barbari”. Nelle librerie da diverse settimane, il lavoro edito da Sperling & Cupfer ha venduto 12.000 copie solo nei primi sette giorni, esaurendo la prima edizione. E ora viaggia alto nelle classifiche.
Ieri mattina abbiamo incontrato Brambilla in un bar del centro. Classe 1945 (“Sono nato sotto i bombardamenti di Milano”, scherza), sposato, due figli, vive da anni a Concorezzo. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi del Novanta, l’Unità scelse lui per osservare il fenomeno della Lega Nord, quando il movimento di Umberto Bossi scardinò la Prima Repubblica. Ne ha passate di nottate Brambilla a sentire i racconti e i progetti dell’allora giovane “senatur”, senza farsi mancare simpatie e scontri. Con loro c’erano sempre figure storiche del giornalismo italiano: i compianti Daniele Vimercati (Giornale, Indipendente, Telelombardia)e Guido Passalacqua, “il decano” (Repubblica), e Giovanni Cerruti (La Stampa). Il gruppo dei “legologhi”, come li scherniva Maroni.
E con l’ex ministro dell’Interno, dieci anni di differenza, c’è sempre stato “feeling generazionale”: “Mi piaceva l’approccio riflessivo di Maroni, forse troppo riflessivo…”.
All’inizio del 2012 Maroni chiama Brambilla. “Mi ha detto che voleva scrivere un libro. Gli ho detto: bravo!. E l’ho salutato. Il giorno dopo mi ha richiamato: “Dobbiamo scriverlo insieme”. Entrambi milanisti (“Lui però è sacchiano, io capelliano”, sorride), hanno iniziato a scrivere il libro nella cucina di casa Brambilla: tre incontri settimanali, immersioni intellettuali di 4-6 ore, qualche pausa per scherzare.
“Una bella esperienza: Maroni è sicuramente un personaggio della politica nazionale, anche se non lo sa… Ho dovuto studiare molto per questo libro, che non è una biografia, ma il racconto di un progetto. Lui vuol fare della Lega quello che la Csu è in Baviera, il partito egemone del Nord. Io lo scherzo e la definisco la Dc del Nord… Oggi ci sono le condizioni, e lo dico da non leghista: c’è un bagaglio di idee coerenti con una strategia politica. La Lega ha saputo rinnovarsi dopo gli scandali., il modello funziona, bisogna vedere come sapranno venderlo”. E mentre sorseggia un cappuccino, Brambilla sfoglia con gli occhi anni passati tra Roma e Milano, gli incontri con Bossi e Maroni, il tormentato rapporto della Lega con Berlusconi, l’amicizia sincera con i colleghi giornalisti, la voglia di scrivere, raccontare e anche criticare, ma senza pregiudizi.
“Bossi era carisma, leadership, intuito. Maroni è politica, strategia. Oggi forse le condizioni per la Lega sono ancora più favorevoli: allora c’era solo la crisi della partitocrazia, oggi c’è la necessità di una difesa territoriale da un’Europa finanziaria. Si vedrà…”.
Intanto Brambilla si gode il successo del suo terzo libro. Nel 1992, con Daniele Vimercati, ha scritto “Gli annegati. Il giallo dei Bisaglia e altri misteri” (Baldini & Castoldi), mentre nel 2008 è uscito per Melampo “L’infiltrato. La vera storia di un agente sotto copertura”, opera dedicata a un carabiniere che è riuscito introdursi tra i più pericolosi narcotrafficanti, un libro che “vende da allora ogni giorno tre copie”. Un caso editoriale, come ora prova ad esserlo “Il mio Nord”.
Ieri sera Maroni e Brambilla erano a Merate per la presentazione del volume. All’arrivo in sala l’ex ministro ha salutato a suo modo l’amico giornalista, togliendogli dal collo la cravatta: “Ma smettila di fare il serio…”. E poi via al racconto. “E’ tutto un romanzo…”, sorride Brambilla.
Nella foto: da sinistra Carlo Brambilla, Roberto Maroni e un amico di famiglia.