Via le barriere, che splendore la chiesa di Sant'Antonio

santantonio2.jpg

santantonio3.jpg

Concorezzo. Eccola, in tutta la sua bellezza, la chiesa di Sant'Antonio. Chi fosse passato in questi giorni dall'omonima piazza all'incrocio tra via Libertà e via Carducci, non avrà potuto fare a meno di lasciarsi incantare dal colpo d'occhio: per agevolare una serie di lavori, infatti, i vasoni che costituivano una sorta di barriera davanti allo splendido edificio religioso sono stati infatti rimossi. E così, finalmente, è possibile ammirare senza filtri e in tutta la sua bellezza la chiesetta che, già da alcuni anni, è anche tappa del circuito provinciale di Ville Aperte.
La speranza di moltissimi cittadini è che, ultimato il cantiere, la piazza possa continuare con questa versione che offre maggior respiro e visione.

LA CHIESA (tratto da archiviodiconcorezzo.it)

La chiesa di S. Salvatore (oggi S. Antonio) è ricordata in documenti che risalgono addirittura all’865. Dopo secoli di oblio, venne restaurata nel XVI secolo, e se ne trova citazione in una visita pastorale di S. Carlo Borromeo del 1581, dove viene descritta come ex-parrocchiale sconsacrata, dopo che tutte le funzioni furono trasferite nella nuova parrocchiale dedicata a S. Damiano (allora in via C. Battisti). In quel tempo la chiesa di S. Salvatore era a tre navate, mentre nel 1749, dopo diversi e successivi restauri, la ritroviamo a due. Inoltre è in quel periodo che l’oratorio cambia nome e viene dedicato a S. Antonio da Padova, la cui statua in legno è collocata in una nicchia laterale scavata nella parete della cappella. In un'altra nicchia era conservata un’effigie della Beata Vergine Maria, protetta da una lastra di vetro. Il pavimento era composto da uno strato di laterizi e il tetto, sopra un soffitto di travi, era ricoperto di tegole. Il campanile era quadrato, con una campana modesta ma sufficiente a far sentire il suo battito nelle vicinanze.
Dopo gli ultimi restauri degli anni ‘20, la chiesa a nave unica, con abside a terminazione piana, presenta sul fianco sinistro quattro arcate a tutto sesto in cotto, attualmente chiuse da una muratura di tamponamento, ma che probabilmente un tempo si aprivano sulla navata laterale. Sul fianco destro, in prossimità della zona absidale, vi è un’altra traccia di arcata simile alle precedenti.
L’abside, rivolta, come vuole la tradizione medievale, ad oriente, è coperta da volta a crociera e decorata da affreschi sia sulle vele sia sulle pareti. La facciata è intonacata e coperta da tetto a capanna, e risente, forse più dell’interno, dell’intervento di restauro; vi si aprono il portale a tutto sesto, decorato da una doppia ghiera in cui il rosso del mattone si alterna al bianco del marmo, tre monofore sempre a tutto sesto e, in alto, una finestra a croce.
Il campanile, sempre rimasto a sezione quadrata, non molto alto e aperto solo in corrispondenza della cella campanaria da monofore, sorge sul fianco sud, in prossimità della sagrestia. Curiosamente, su una parete dello stesso, furono piazzate due lastre spezzate, un tempo utilizzate come architrave della porta d’ingresso, e che, ad un esame più attento, si rivelano parte di un sarcofago di epoca romana.