October 8, 2024
#Dalla Brianza

A Bernareggio botte da orbi per i Promessi sposi

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Bernareggio. Eugenio Canton era il volto e l’anima del Pugilato Letterario, l’unico sport dove si fa a “botte” per la cultura. Arbitro e mattatore di serate capaci di regalare emozioni e divertimento con una formula originale e a tratti strabiliante, Eugenio Canton sarà a suo modo presente nella serata che il Comune ha voluto organizzare a due anni dalla sua morte. Giovedì 12 aprile, alle 21, Marco Ardemagni e Marco Rossari si sfideranno su “I Promessi Sposi”, una delle gare preferite da Canton.
L’arbitro sarà Alberto Nigro, di Radio Popolare.

COME FUNZIONA. Il Pugilato Letterario, è una curiosa creatura che abita uno spazio indefinito tra il gioco, lo sport e il dibattito culturale. Avtete mai litigato con un amico perché aveva un’opinione diversa dalla vostra su un libro, su un film (“Come sarebbe a dire che non ti è piaciuto?”), o su un argomento di attualità? Ecco, trasportate quelle discussioni su un ring, aggiungete un arbitro, un severo regolamento scandito in sei round, il pubblico che decreta il vincitore per alzata di cartoncino rosso o blu, e avete il pugilato letterario.

ARDEMAGNI RICORDA CANTON. “Mi manca molto il Baci.
Era il corpo e l’anima del Pugilato Letterario. E ne era la voce.
Il corpo: basta guardare le foto. Anzi, no, non basta. Perché non era tanto questione di corpo, quanto di presenza scenica. Eugenio riempiva lo spazio, non importa se fosse quello di una piccola biblioteca di provincia, di un ampio palcoscenico teatrale o dell’atrio di un museo trasformato in un ring culturale. E la sua voce ampia, intensa, ne percorreva i volumi, scaldando i cuori e le menti.
E che Eugenio Canton fosse l’anima del Pugilato Letterario è fuori discussione; era sempre il primo ad arrivare sul campo di gara, preparandosi al duello con il suo rituale di vestizione: camicia bianca, farfallino e cronometro. Nei lunghi viaggi, da Campobasso a Ragusa, ho avuto modo di conoscerlo meglio e la sua presenza scenica così imponente si scioglieva, lasciando spazio a un carattere che sapeva al tempo stesso essere generoso, umile, rassicurante e curioso. Mi spiace soltanto di non averlo conosciuto nelle sue vesti di insegnante: mi sarebbe piaciuto averlo come maestro. Anzi, pensandoci bene, in fondo è andata proprio così, visto che ho imparato da lui come si arbitra un match di Pugilato Letterario. E se adesso io lo faccio in maniera piuttosto personale non è perché lui non si sia spiegato bene, ma è un po’ per rispetto e un po’ per testardaggine. E poi perché mi manca.” (Marco Ardemagni)

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