October 6, 2024
#Dalla Brianza

L’andamento del settore agricolo in Lombardia nell’estate 2022

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22 concorezzo.org Unigasket.jpgIl periodo estivo è favorevole, in teoria, al settore agricolo. Per l’estate 2022, però, il discorso è un po’ diverso, vista la situazione di siccità che sta attanagliando la Lombardia e il resto d’Italia. Infatti, l’acqua impiegata per l’agricoltura sta finendo, perché tutta la disponibilità è stata utilizzata. L’allarme nel settore è alto, e la grave crisi idrica sembra non poter essere risolta in tempi brevi. La siccità sta riguardando tutti i raccolti: non solo il grano, ma anche gli altri cereali. Molto grave è la situazione delle coltivazioni di mais, che rappresenta il foraggio più importante per i bovini e per i suini. Una circostanza i cui effetti si potrebbero riflettere anche sulle finanze dei consumatori, visto che si ipotizza un incremento del costo dei prodotti agricoli nell’ordine del 60%.

I costi da affrontare

Nella stagione calda i mezzi agricoli sono utilizzati in maniera consistente, e per questo sottoposti a una forte usura: si pensi, per esempio, alle guarnizioni per trattori come quelle prodotte da Unigasket. Così, da un lato si deve pensare alla manutenzione dei mezzi, ma dall’altro si deve far fronte alla crescita del costo dei carburanti. Non è un caso che Coldiretti già qualche mese fa abbia chiesto al governo di intervenire con urgenza allo scopo di prevenire il default delle imprese del settore. Da quando è cominciata la guerra in Ucraina, i costi di produzione dell’agricoltura sono aumentati almeno di un terzo, in quanto le quotazioni energetiche in crescita hanno avuto ripercussioni sui prezzi di numerose tipologie di prodotto: i costi dei mangimi hanno conosciuto un’impennata del 50%, e quelli dei concimi addirittura del 170%.

Una situazione di difficoltà

Diverse aziende si sono ritrovate, così, a dover vendere al di sotto dei costi di produzione. Se ridurre i costi energetici sarebbe un primo passo indispensabile, la speranza degli operatori del settore è che le filiere che più stanno patendo questa situazione possano ricevere aiuti diretti, anche a fronte della carenza di quasi metà dei fertilizzanti che occorrerebbero per assicurare la produttività dei terreni.

La questione del grano

Nel frattempo, c’è da tenere in considerazione anche la questione del grano, sempre figlia del conflitto in corso tra Russia e Ucraina, con il rischio di una crisi alimentare che non riguarda solo i Paesi più lontani da noi, come quelli del Medio Oriente o dell’Africa, ma anche l’Italia e la Lombardia. Il motivo è presto detto: da lungo tempo l’Ucraina viene considerata il granaio d’Europa, in quanto il Paese esporta circa il 20% di tutto il mais e il grano che vengono prodotti nel mondo. Mettendo insieme l’Ucraina e la Russia, invece, si arriva a oltre il 30% delle esportazioni mondiali. A causa del conflitto, qualcosa come 25 miliardi di chili di grano sono bloccati, secondo le stime, nei granai e nei silos portuali ucraini: è ciò che proviene dal raccolto più recente, e il pericolo è che possa marcire entro breve tempo. Ma non è questo il solo problema: infatti, in vista del prossimo raccolto, viene da chiedersi dove potrà essere immagazzinato il grano nuovo, essendo i depositi già occupati.

Le prospettive per l’agricoltura lombarda

La speranza è che l’Italia e la Lombardia riescano a diventare, attraverso l’agricoltura, più autosufficienti per ciò che concerne gli approvvigionamenti di cibo, pur in un contesto caratterizzato da forti turbolenze, sempre riuscendo a garantire gli standard più elevati in termini di sicurezza alimentare. Per raggiungere tale obiettivo c’è bisogno tra l’altro di aumentare la produzione e far sì che le rese dei terreni possano essere incrementate attraverso il ricorso a bacini di accumulo delle acque piovane, indispensabili per contrastare le conseguenze della siccità che sta penalizzando la stagione estiva lombarda. Inoltre, vale la pena di combattere in modo attento la fauna selvatica, la cui invasione ha portato all’abbandono dei terreni.

Lo sblocco dei terreni e le importazioni dai Paesi stranieri.

Il settore agricolo della Lombardia può festeggiare solo perché in seguito agli interventi straordinari previsti dalla Commissione Ue sarà possibile recuperare alla coltivazione sul territorio regionale circa 40mila ettari di terreni, in virtù della deroga agli obblighi Pac relativi ai terreni da tenere a riposo. Nel frattempo, però, gli aumenti dei prezzi dei concimi, dei mangimi e dell’energia hanno innescato una crisi che si ripercuote anche in Lombardia, dove appare evidente la necessità di ridurre la dipendenza di prodotti agricoli dalle importazioni. In tutta Italia, metà del mais utilizzato per l’alimentazione degli animali da allevamento arriva dall’estero; e sempre da oltre confine giunge un terzo del grano impiegato per la pasta. Per quel che riguarda il grano tenero che viene adoperato per la panificazione, solo un terzo è italiano. Ecco perché il sistema lombardo e nazionale dipende, in questa estate come mai era avvenuto nel corso del nuovo millennio, dagli eventi internazionali.