L’Islam deve far paura? Al Centro civico lo spiega l’Imam
Concorezzo. “Conoscere per non aver paura. Non aver paura di conoscere“. E’ questo il messaggio con cui in paese, il prossimo 17 aprile, si affronterà il complicato tema dell’Islam. Nelle ore in cui il Kenya cristiano (11% i musulmani) piange le 148 vittime della furia integralista che ha selezionato e sterminato 148 studenti colpevoli di credere in Cristo, nelle ore in cui l’Isis sgozza persone come fossero animali e fa saltare in aria chiese, diverse associazioni cittadine provano la via del dialogo, e della conoscenza. Con la consapevolezza che la paura potrebbe nascere dopo aver conosciuto. A promuovere l’incontro presso il centro civico Lino Brambilla sono Uniti nelle diversità, Fili di Parole, Lado a Lado, Minverva, Archivio Storico, Caritas e Kibinti. Sul tavolo dei relatori l’islamista Davide Tacchini, l’Imam di Cinisello Abdellah Tchina, la mediatrice Rachida Khald e il parroco di Bernareggio, don Luca Raimondi.
Una serata per capire quale sia il legame dell’Islam con queste barbare esecuzioni (la Brianza ha dopo pianto la sua prima vittima, caduta nell’attentato di Tunisi), per condannare insieme queste azioni, per trovare spazi di dialogo, per discutere del ruolo della donna nella religione di Allah, per sfatare disinformazione, per chiarire dubbi.
In una Concorezzo da sempre cattolica, ci sarà spazio anche per chiarire frasi come quella rilasciata poche ore fa al Fatto Quotidiano (giornale certamente non anti-islamico) dal teologo di Segratee segretario del Centro islamico di Milano e Lombardia, al-Shaykh ‘Abdu-r-Rahmàn: “Non mi interessa parlare delle altre fedi – ha detto il teologo – Le regole che in ogni religione portano verso la pace e la felicità, non sono altro che tasselli che le altre fedi si sono accreditate dall’Islam. Tutti gli uomini nascono musulmani, infatti noi non parliamo di conversione ma di ritorno all’Islam”. Su questo avrà modo di rispondere don Luca Raimondi.