Foibe, c'è tanta voglia di sapere e non dimenticare

foibe1.jpgConcorezzo. Non sono bastate le sedie della sala di rappresentanza del Comune per ospitare tutte le persone che, lunedì sera, hanno preso parte all'evento commemorativo in occasione del Giorno del Ricordo. Tanta voglia di sapere, tanta voglia di non dimenticare le decine di migliaia di italiani trucidati e gettati nelle foibe dai partigiani comunisti di Tito. Tanta voglia di ascoltare le testimonianze dirette delle centinaia di migliaia di esuli che, a guerra finita, dovettero lasciare affetti e case per non subire le violenze delle milizie jugoslave. Tra questi esuli anche l'85enne concorezzese Ezio Barnabà, fuggito a 17 anni dalla sua Verteneglio, che oggi non è più Italia ma una cittadina croata chiamata Brtonigla. Barnabà ha raccolto l'invito delle associazioni Agp Cuncuress, Atena e Lombardia comunica che hanno commemorato il Giorno del ricordo con il patrocinio del Comune. Tra i relatori il deputato Massimiliano Capitanio e il consigliere Fabio Ghezzi, rappresentante di Atena. Nel corso della serata sono stati proiettati due filmati storici con le drammatiche immagini delle foibe e del conseguente esodo istriano-giuliano-dalmata e con alcune testimonianze dirette.

Nel suo discorso introduttivo, il deputato Capitanio ha fatto un lungo riferimento al discorso del presidente Mattarella che non ha esitato a parlare di pulizia etnica e a condannare fermamente il furore delle ideologie, da quella nazifascista a quella comunista, coraggiosamente e giustamente messe sullo stesso piano.

Ecco il discorso dell'onorevole Capitanio

oggi, 10 febbraio, ricorre il giorno del ricordo

In quel giorno, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l'Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell'Italia.

La legge 30 marzo 2004 n. 92, vuole «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Questa sera fermiamo la frenesia e la superficialità del quotidiano per parlare di pace, di speranza, per ricordare che con l’articolo 11 della Costituzione l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, per non dimenticare i livelli di orrore a cui può arrivare l’uomo in quel filo rosso che, in queste settimane, ha idealmente unito il Giorno della memoria, il giorno del sacrificio alpino e, oggi, il giorno del ricordo.

Usando le parole del Presidente della Repubblica Mattarella, "Il giorno del Ricordo, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo. Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe - l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa. Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità. Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con #lentezza e #fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria.

Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.

Il discorso di Mattarella si conclude con un monito quanto mai condivisibile

Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le #ideologie e i #regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli».

Queste le parole del presidente Mattarella

Nelle foibe è stata sepolta l’umanità e sarebbe folle oggi, come fanno alcuni, cercare giustificazioni, spiegazioni, contestualizzazioni. Nelle foibe finirono uomini, donne, bambini, madri, padri, nonne, nonni, militari, fascisti, antifascisti, sacerdoti, laici. Purtroppo nelle foibe, come nei campi di concentramento, l’umanità muore ogni giorno, anche oggi:

l’umanità muore ogni giorno muore quando un sindaco nega l’intitolazione di una strada a Norma Cossetto, simbolo di questa barbarie, medaglia d’oro al valor civile grazie al Presidente della Repubblica Ciampi e di cui purtroppo sentiremo parlare nel documentario che proietteremo tra poco

l’umanità muore ogni giorno quando compare una scritta antisemita su un muro o addirittura davanti alla porta di casa

l’umanità muore ogni giorno quando un giovane viene aggredito e picchiato per il colore della pelle, come accaduto due giorni fa a un ventenne senegalese a Palermo

ma l’umanità muore ogni giorno anche sui social media con atti di bullismo mascherati da finto buonismo, da cinico calcolo di parte, atti di bullismo e negazionismo di chi per anni ha tenuto nascoste queste pagine di storia e oggi, invece vorrebbe arrogarsi il diritto di parlare a nome di tutti, di dare quella che sarebbe la “vera” versione dei fatti.

Questa serata nasce, per tornare alle parole di Mattarella, per ricordare una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo.

Lo dobbiamo alle vittime e a chi, come il nostro concittadino Ezio Barnabà, porta nel cuore e negli occhi troppi anni di silenzi, revisionismi, negazionismi.

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Non per dividere, non per giudicare, ma a uno solo scopo: la speranza che questi orrori non si ripetano mai più