Da Milano a Sanremo di corsa: l'impresa di Zock

Concorezzo. Un'impresa epica, che ha messo alla prova il corpo e la psiche. Ma Michele Zocco, Zock per gli amici, ce l'ha fatta: ha corso senza soste da Milano a Sanremo, sulle orme della leggendaria corsa ciclistica. Ecco il suo racconto.

UMS Ultramarathon da Milano a Sanremo 2021 un’avventura iniziata nel 2019 e rimasta in sospeso fino a ieri quando finalmente ho tagliato il traguardo entro il tempo limite in 51 ore e 44 minuti. Ho sempre pensato che gli estremi sacrifici fatti nel 2019 per arrivare a Sanremo sarebbero stati ineguagliabili e invece devo ricredermi perché il percorso oltre ad avere molto più dislivello a causa della frana che impediva il passaggio diretto al Turchino è stato molto più complicato e il periodo estivo rispetto a quello primaverile ha messo a dura prova la resistenza di tutti con giornate davvero caldissime. Nonostante nel mio dizionario non esista la parola “ritiro” questa volta ero ad un passo dal cedere. Fino a Genova Voltri avevo gestito la gara ottimamente, poi la seconda giornata costeggiando il mare sotto a un sole cocente mi ha fatto perdere tutto il vantaggio che avevo costruito. I piedi si sono riempiti di enormi vesciche, dopodiché il ginocchio e il dorso del piede sinistro hanno iniziato la loro costante tortura che mi avrebbe accompagnato per ore e ore. Arrivato all’ultimo check point di Pietra Ligure le mie condizioni erano ormai pietose. Il piede sinistro non mi dava tregua e mi rallentava in maniera esagerata tanto da farmi correre oltre gli 8 min/km. In 38 ore di corsa avevo fatto solo un micro sonno da 4 minuti e uno da 7 per cui decido di riposarmi per almeno 15 minuti per poi decidere il da farsi. Chiamo mia moglie Daniela Modica che continua a spronarmi ma il mio morale stavolta è davvero a terra sapendo che il tempo a disposizione per arrivare a Sanremo è troppo ridotto viste le mie condizioni quindi Le dico che probabilmente dovrò ritirarmi per non farmi del male inutilmente. A quel punto sfodera l’arma migliore che potesse spronarmi e risvegliarmi, mi passa mia figlia Arianna che in lacrime mi dice devo arrivare a Sanremo. Le spiego che quasi sicuramente non sarò in grado di farlo perché i dolori sono troppo forti per poter proseguire ma le prometto che dopo essermi riposato un pochino proverò ad andare avanti! Riparto zoppicando e dopo qualche metro decido di slacciarmi totalmente la scarpa sinistra, il piede è talmente gonfio che anche senza allacciatura non esce dalla scarpa e finalmente riesco a proseguire in maniera decente. In cuor mio so che devo fare di tutto per non deludere mia figlia, mia moglie, la mia crew e tutte le magnifiche persone che stanno facendo il tifo per me, quindi continuo imperterrito a un ritmo che so essere insufficiente ma consapevole che anche in altre occasioni del genere, se non peggiori, in qualche modo rinasco. Scrivo a mia moglie che continuerò fino alla fine ma che al 90% non arriverò in tempo. La seconda notte è ancora lunga, sono sfinito è il sonno continua a rallentarmi sempre di più. Ogni manciata di minuti di vantaggio conquistato con tanta fatica svaniscono con la necessità di fare qualche micro sonno da 7 minuti. Ad Alassio barcollo, faccio una fatica esagerata a tenere gli occhi aperti, mi attacco a Minuti Pier Luigi, uno dei miei angeli custodi della crew, so che devo tener duro fino al sorgere del sole dopodiché il sonno sarà molto più gestibile. Arriva anche qualche allucinazione, ne parlo con Pier che ovviamente non vede ciò che vedo io; è notte fonda e ad un certo punto vedo due vecchietti che chinati, chiudono dei sacchi della spazzatura, stavolta non dico nulla a Pier, so già che li vedo solo io, per di più da qualche ora non capisco neanche più quello che mi dice e anche se gli chiedo di ripetere non lo capisco lo stesso. Arriva il giorno e finalmente torno a correre più costantemente, sto sempre meglio anche se fin da subito il sole comincia a farsi sentire, devo recuperare più tempo possibile finché ho le forze e prima che il caldo mi schiacci completamente. Purtroppo arriva un altro imprevisto, mi arriva come una puntura improvvisa al piede destro e non riesco più ad appoggiarlo, sento qualcosa al mignolo come se fosse saltata l’unghia. Non ho tempo da perdere ma sono costretto a fermarmi e controllare. Togliendo la calza io e i ragazzi scopriamo che in realtà in il mignolo del piede è ormai inglobato in un’enorme vescica e così anche in altre zone del piede. Non me ne frega niente, ormai devo farcela, mi faccio dare le forbici e brutalmente taglio tutte le vesciche, mi faccio mettere un altro calzino e riparto; anche l’altro piede sarà concitatissimo ma non ho tempo di controllarlo. Finalmente imbocchiamo la pista ciclabile che porta diritti a Sanremo, corro sempre di più, fa sempre più caldo e a 12 km dalla fine comincio a non sentirmi bene. Mi sento svenire, capisco che devo mangiare qualcosa e prontamente Pier spunta correndo con due ghiaccioli, un cornetto e due bottiglie d’acqua gelate. Sembra un venditore ambulante ma non ho le forze per prenderlo in giro quindi mangio velocemente e mi rimetto in marcia. Faccio i conti, ho un’ora e 36 minuti per fare 10km, alla velocità attuale è praticamente impossibile farcela. Penso a tutti coloro che mi stanno aiutando e credono in me, non posso deluderli, sono troppo vicino all’obiettivo per mollare, mi rimetto a correre impostando un ritmo di 7 min/km, è più di 24 ore che non tengo un ritmo del genere, per giunta devo correre ininterrottamente per un’ora e mezza con 275km sulle gambe massacrate e un caldo insopportabile. Ho paura di non farcela e di non avere le forze necessarie, per di più devo stare molto attento al piede destro che deve appoggiare sempre sulla zona dell’alluce per non pregiudicare il mignolo. Mi concentro sulla corsa e sulla tecnica non dando più spazio alle sensazioni di dolore e sforzo, arrivo così a 2km dalla fine con quasi mezz’ora di vantaggio, mi rilasso e finalmente capisco che è fatta, continuo a correre con Pier e raggiungiamo gli altri due angeli Maurizio Oliva e Robert Galimberti che ci aspettano a qualche centinaio di mt dall’arrivo, mi danno la maglia celebrativa e mi porgono la bandiera di Concorezzo che ho promesso di portare fino alla spiaggia di Sanremo e finalmente taglio il traguardo tuffandomi nel dolce mare di Sanremo! 

 

Un ringraziamento speciale va agli eroi che mi hanno accompagnato in questa impresa e senza i quali non sarei riuscito a terminarla. Pier che come una guardia del corpo non ha mai smesso di seguirmi e proteggermi fin dagli allenamenti. Un amico davvero unico! Maurizio che ha dato la sua disponibilità nonostante il pochissimo preavviso e si è prodigato anima e corpo per non farmi mancare mai nulla. Robert anch’egli messosi a disposizione a soli tre giorni dalla partenza e con cuore davvero d’oro! Per loro non ci sono sufficienti parole per ringraziarli.

 

Grazie a mia moglie Daniela che non ha dormito per due giorni, a mia figlia Arianna e a mio figlio Alessandro. 

 

Un grazie speciale va al sindaco Mauro Capitanio e al Comune di Concorezzo che ha patrocinato la mia competizione e a tutti i concorezzesi che hanno fatto il tifo per me dandomi la forza di arrivare fino in fondo. 

 

Ringrazio Massimo Ruisi e l’agriturismo La Camilla per il supporto, Massimiliano Capitanio,Giacomo Lopopolo, tutti i volontari, gli Impossible target, i Gamber di Cuncuress e tutti gli amici che mi hanno seguito e che mi hanno incoraggiato. 

 

Non posso non menzionare Sebastiano Scarlata che mi ha supportato nei momenti più difficili della seconda notte.

 

Ovviamente Simone Spostandoillimite Leo senza il quale non sarei mai arrivato al punto in cui mi trovo.

 

Grazie davvero di cuore a tutti perché ogni singola parola può davvero fare la differenza nei momenti più difficili. Sarebbe impossibile citarvi tutti ma di certo risponderò a ciascuno di voi privatamente.

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