La colonna di Concorezzo che ricorda la pandemia del 1630

colonna_peste_concorezzo.jpegConcorezzo. “La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c'era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”. Così Alessandro Manzoni, ne I Promessi sposi, ricorda la peste che devastò buona parte dell'Italia nel 1630. A ricordare quella tragedia, la pandemia del Settecento, c'è ancora una colonna sul sagrato della chiesa parrocchiale. La colonna - ricorda l'Archivio storico - recante la data del 1704 venne eretta a memoria della peste che decimò la nostra popolazione nel settecento. Presumibilmente la colonna in origine si trovava davanti alla demolita chiesa parrocchiale di S. Damiano di cui rimane la Cappella della Madonna del Rosario in via C. Battisti. La "colonna della peste" venne abbattuta nella notte tra l'11 e il 12 dicembre 1982 da un'autista di un TIR e poi ricostruita. (foto Antonio Mandelli)

A Concorezzo c'è anche una piccola cappelletta, sconosciuta ai più, che ricorda le vittime delle pestilenze. Oggi, però, è presa di mira da vandali (leggi qui)

LA PESTE DEL 1630: MILANO PER IL 74% DEI SUOI ABITANTI

Nel 1630 il Nord Italia venne flagellato dalla peste bubbonica. Chi ha letto i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni ricorderà la drammaticità di quelle scene, con le strade invase dai cadaveri e la paura di incontrare gli "untori". La peste colpì dal 1629 al 633 complessivo. Solo nel biennio centrale (1630-31) Manzoni stimò per le sei «regioni» coinvolte (Lombardia, Piemonte, Repubblica di Venezia, Trentino, Emilia-Romagna, Toscana) un milione di morti. A Milano, secondo l'autorevole medico Tadino, restarono in vita 64.000 abitanti su 250.000, con una perdita del 74%, mentre il medico Ripamonti calcolò 140.000 morti su 200.000 abitanti, comunque con percentuale simile, 70%). 

A causa dell’elevato numero dei decessi avvenuti durante la fase acuta dell’epidemia il Liber Mortuorum del 1630 ha innanzitutto la particolarità di non presentarsi in un unico volume ma in tre. Il primo (di 203 carte, più due di minor formato aggiunte in corrispondenza del 6 giugno) contiene le registrazioni dei decessi dal 1° gennaio 1630 al 21 luglio; il secondo (di 127 carte), sovrapponendosi in parte al primo, quelle dal 1° giugno al 3 agosto; e il terzo (di 162 carte) quelle dal 1° di settembre al 31 dicembre.